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La valutazione della sicurezza sismica delle dighe Stampa E-mail

Torna al sommario di Giorgia Faggiani, Antonella Frigerio, Guido Mazzà, Massimo Meghella| RSE




L’Italia, con oltre 530 grandi dighe distribuite sul territorio nazionale, è uno dei Paesi europei più importanti per numero di dighe e gestione della risorsa idrica per fini energetici, idropotabili e per l’irrigazione. Grandi dighe sono le opere con altezza superiore ai 15 metri o che sottendono un serbatoio di almeno 1 milione di metri cubi, che ricadono sotto la sorveglianza del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti a differenza delle cosiddette “dighe minori” che sono controllate a livello regionale.


Dal punto di vista della destinazione d’uso le concessioni di derivazione per la realizzazione e gestione dei serbatoi sottesi da dighe sono principalmente indirizzate alla produzione di energia, anche se, sostanzialmente, la tendenza che si va consolidando ormai da molti anni è quella di un uso primario per la generazione elettrica, integrato da usi plurimi.

Si tratta di un patrimonio infrastrutturale straordinario che l’ingegneria italiana ha sviluppato soprattutto a partire dall’immediato Dopoguerra e fino agli anni ‘70 del secolo scorso e che le nuove generazioni devono mantenere ed eventualmente potenziare, tenendo conto da una parte delle linee di indirizzo strategico (nazionali ed europee) in materia energetica, ambientale e di uso razionale della risorsa idrica e dall’altra dell’inevitabile invecchiamento che queste opere, così come tutti i sistemi infrastrutturali, subiscono.
L’età media delle dighe italiane, infatti, ha superato i 60 anni; basti pensare che un centinaio di dighe circa è stato realizzato tra le due Guerre Mondiali. [...]

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