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Smart grid? Senza l’utente non se ne fa niente! Stampa E-mail

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Il mondo delle risorse energetiche primarie (in particolare petrolio, gas, nucleare) continua a sperimentare oscillazioni e cambiamenti con velocità impressionanti, rimanendo distante dall’antica stabilità ed esposto alle incertezze della situazione geopolitica. Anche il mondo delle future smart grid è percorso da riflessioni e ripensamenti, che evidenziano una maggiore maturità progettuale.


Ormai si dispone di una copiosa sperimentazione, che consente di tracciare un quadro meglio definito di come far posto alla generazione distribuita da fonti rinnovabili e come soddisfare le nuove esigenze di affi dabilità e resilienza.
Alla fine si dovrebbe arrivare a un sistema elettrico assai più resiliente ai guasti naturali e agli attacchi intenzionali (viviamo in una società sempre più confl ittuale), con minori fabbisogni di energie non rinnovabili, minori deterioramenti della qualità ambientale e maggiori comodità nella vita privata.
È ormai del tutto chiaro che, rispetto alle impostazioni iniziali, bisogna cambiare prospettiva, mettendo prepotentemente al centro gli interessi degli utenti finali, impostando un nuovo modello di business per le relazioni fra utenti e sistema a monte e riconoscendo agli utenti il diritto-dovere di una maggiore autonomia e di una compartecipazione ai vantaggi del libero mercato.

È anche interessante aggiornare le valutazioni su ciò che è necessario per centrare i risultati e sui tempi di realizzazione delle ormai mitiche smart grid. Alcuni esperti americani stimano che per arrivare negli USA a smart grid significative bisognerebbe investire tra 50 e 82 bilioni di dollari (l’unità di misura è il T) ogni anno per 10 anni. Altri investimenti fra 17 e 24 bilioni sono stimati necessari ogni anno per 20 anni per aggiornare i sistemi-utente, arricchendoli di sensori, automatismi, comunicazioni ed elettronica varia.[...]

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