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Border carbon adjustment, soluzione imperfetta e temporanea Stampa E-mail
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di Carlo Andrea Bollino







Siamo tutti d’accordo sul fatto che politiche unilaterali o non globali per combattere i cambiamenti climatici sono sensibili al free-riding e al cosiddetto carbon leakage, letteralmente “trasferimento di carbonio”, ovvero lo spostamento delle produzioni inquinanti dai Paesi che si dotano di politiche di contrasto alle emissioni di gas serra verso Paesi che non lo fanno.



Con il risultato, ben poco confortante, di un incremento delle emissioni totali, per via del fatto che, negli Stati “ospitanti” con la mancanza di elevati standard ambientali, nonché il ritardo tecnologico, l’intensità carbonica delle attività produttive è maggiore.
Non è notizia di ieri l’Accordo di Parigi sul clima, ma lo è la decisione di Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese per la sua ratifica, che dovrebbe portare all’entrata in vigore del testo approvato lo scorso dicembre e, quindi, all’adozione di schemi di riduzione delle emissioni da parte di tutti i Paesi coinvolti. Fino ad ora, la soluzione ai problemi di carbon leakage e di competitività internazionale è stata l’imposizione di misure di aggiustamento alle frontiere per le importazioni concorrenti (BCA, Border carbon adjustments).

Nell’immediato futuro non si vedono alternative, almeno fin tanto che i prossimi tavoli delle Nazioni Unite non produrranno i loro effetti in termini di adozioni di policy comuni. Anche in presenza di essi, tuttavia, non è escluso il ricorso a strategie di questo tipo, laddove lo sforzo di riduzione non dovesse essere paritario e simultaneo, con conseguenze distorsive sulla concorrenza, almeno per i settori maggiormente esposti al fenomeno del carbon leakage. In ambito politico sono state proposte diverse soluzioni.
Nell’Unione Europea post-Kyoto, l’allocazione gratuita dei permessi di emissione per i settori ad alta intensità di energia è stata inquadrata nell’ETS, che prevede altrimenti l’assegnazione costosa dei titoli. A livello scientifico ne sono state dibattute altre. [...]


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