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Batterie al rabarbaro... per un accumulo più sicuro ed economico Stampa E-mail

Torna al sommario di Michael J. Aziz




Le batterie di flusso sono promettenti candidate per l’integrazione delle fonti di energia rinnovabili intermittenti con la rete elettrica, grazie all’elevato livello di sicurezza, la modularità della capacità di accumulo, l’elevato numero dei cicli di ricarica utili e la semplicità della tecnologia di trasformazione elettrochimica.


Il sistema più tecnologicamente maturo - ovvero le batterie a flusso di vanadio che sfruttano il principio dell’ossidoriduzione (redox) - ha ormai raggiunto una promettente densità di potenza di picco di 1,34 W/cm2, ma l’elevato prezzo e la scarsità del vanadio rendono impensabile ottenere un costo ragionevole per kWh.
Tuttavia, componenti organici redoxattivi in soluzione acquosa hanno recentemente ricevuto una particolare attenzione per il loro alto rendimento, il basso costo e la facile reperibilità. I primi esperimenti di reazione con chinoni e ossido di bromuro hanno registrato picchi di potenza intorno a 0,6 W/cm2.
L’ottimizzazione del processo galvanico permette oggi di intravvedere la concreta possibilità di ottenere 1 W/cm2, valore sufficiente per considerare economicamente interessante l’industrializzazione della tecnologia e una sua applicazione alla rete.
La progressiva sostituzione della componente chimica, l’ossido di bromuro, con quella organica, i chinoni, nella soluzione elettrolita, garantirebbe poi un’ulteriore riduzione di costi e un’ulteriore garanzia di totale sicurezza del processo.[...]

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