di Elio Smedile

Ho letto con interesse, sul numero 2|2016 della nostra rivista, il pregevole contributo del professor Ernesto Pedrocchi dal titolo Ma è tutta (e solo) colpa dell’uomo?.


In particolare, mi ha colpito il paragrafo dedicato alle strategie di adattamento. Afferma testualmente Pedrocchi: A differenza della strategia della mitigazione essa (l’adattamento) è valida a prescindere dalla causa dell’eventuale riscaldamento globale, sia essa naturale o antropica.
È un’affermazione netta, che in un certo senso risolve alla radice l’antinomia pro vs contro la causa antropica del riscaldamento globale. In parole povere - sembra dire Pedrocchi - indipendentemente dalle differenziate opinioni sulle cause del cambiamento climatico, è imperativo lavorare insieme per “sanare e prevenire gli effetti” del climate change, un’evidenza, questa, viceversa reale e concreta per tutti.

Vorrei aggiungere, a questo punto, alcune osservazioni concernenti il significato di adattamento.
Per introdurre l’argomento richiamerò brevemente alcuni concetti base riguardanti le strategie di contrasto al riscaldamento globale. Nella lotta della comunità mondiale contro il cambiamento climatico, due sono i percorsi possibili: la mitigazione e l’adattamento. La mitigazione comporta la riduzione della grandezza del cambiamento climatico e può essere suddivisa in due strategie: la riduzione delle emissioni e la compensazione degli effetti delle emissioni. L’adattamento, comporta un congruente impegno per limitare la vulnerabilità agli impatti dei cambiamenti climatici delle popolazioni residenti.
Dove, per vulnerabilità, si intende l’attitudine di un sistema ambientale a subire degradi permanenti in conseguenza di pressioni esterne. [...]

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