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L’intensità energetica ha molte cose da dirci Stampa E-mail
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di Carlo Andrea Bollino







Gli usi finali dell’energia si trovano oggi ad affrontare, a livello globale, tempi di grande cambiamento. I miglioramenti tecnologici e la rimodulazione della struttura delle economie stanno spingendo verso il basso la domanda di energia nei Paesi industrializzati, tra cui quelli europei, il cui consumo ha raggiunto il picco massimo nel 2004. La crisi del 2008-2009 non ha inciso profondamente sulle tendenze di fondo, mentre ha trascinato verso il basso la domanda a causa della contrazione delle produzioni.



Sono le premesse di un lavoro di ricerca recentemente svolto dall’AIEE per conto di AICEP (Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo) dal quale emerge che le tendenze comuni nelle intensità energetiche dei settori produttivi dei Paesi europei sono di grande importanza per aiutare a predire il futuro fabbisogno dell’UE e per proporre adeguate politiche energetiche e ambientali.
L’intensità energetica, definita come il rapporto tra consumi finali di energia e il valore aggiunto, è considerata internazionalmente come uno dei principali indicatori di efficienza energetica.
Non a caso, la sua rilevanza è aumentata negli ultimi anni, in quanto ha la qualità di essere un indicatore di performance ambientale, in relazione diretta con le emissioni di gas serra legate al consumo di energia.

La scelta del valore aggiunto come variabile economica nella formula dell’intensità energetica non è dettata da criteri semplicistici o in assenza di valide alternative. Molti studi sono stati sviluppati utilizzando altre misure di attività economica, come la produzione industriale. Altri filoni di ricerca si basano, invece, sulle quantità fi siche dell’output.[...]


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