di Giuseppe Gatti
Il provvedimento con cui, a fine giugno, l’Autorità ha disposto un aumento del 4,3 per cento dei prezzi dell’energia elettrica sul mercato tutelato ha innescato una serie di commenti e di polemiche che vale la pena di prendere in attenta considerazione (anche se singolarmente considerati possono apparire del tutto risibili), perché danno conto di quale sia il dibattito pubblico e quindi il grado di informazione che forma l’opinione pubblica alla vigilia della fine del regime di maggior tutela e al pieno passaggio al mercato libero di tutte le utenze.
In primo luogo c’è da notare come tutta la stampa, che ormai dedica la stessa morbosa e al contempo disinformata attenzione ai prezzi elettrici che un tempo era riservata alla benzina, ha presentato questo aumento come attinente a tutti i consumi elettrici, quando invece per il 75 per cento di essi, quelli che si trovano sul mercato libero, è nettamente inferiore.
Se guardiamo, infatti, alla composizione dell’aumento abbiamo due voci in rialzo, costo dell’energia per un +1,5 per cento e costo del dispacciamento per un altro +3,3, per un totale di 4,8. In diminuzione abbiamo altre due voci, perequazione e oneri di sistema (–0,5).
Ora, il maggior costo dell’energia riguarda soltanto il mercato tutelato, mentre il mercato libero non sopporta questo onere e si troverà quindi a pagare unicamente un aumento del 2,8. So di essere impreciso perché il valore percentuale non sarà uguale per tutti, ma credo di rendere l’idea.
Quindi, c’è intanto una notizia non data e che era invece altrettanto importante di quella comunicata: non è vero che il mercato tutelato, come dice la vulgata prevalente, offre sempre i prezzi migliori. Nel secondo trimestre 2016 il PUN (Prezzo Unico Nazionale) è sceso del 13,2 per cento rispetto al primo trimestre e quindi il costo della componente energia sarebbe dovuto scendere.[...]
©nuovaenergia
L’ARTICOLO COMPLETO È DISPONIBILE PER GLI ABBONATI.
CHIEDI LA COPIA SAGGIO DELL’ARTICOLO IN FORMATO PDF A RIVISTA_at_NUOVA-ENERGIA.COM
|