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INFO@COMUNI - RAEE, l’Italia è sulla strada giusta. Ma non deve fermarsi Stampa E-mail











22 luglio 2016 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | Nel 2015 gli impianti autorizzati (il 70 per cento è presente nelle regioni del Nord) hanno trattato oltre 329 mila tonnellate di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, con un “tasso di ritorno” del 36 per cento. Gli obiettivi UE a breve sono a portata di mano, ma per raggiungere il 65 per cento al 2019 serve un salto di qualità.


Il bicchiere è per un terzo pieno e per due terzi vuoto. Eppure gli esperti di settore si dicono comunque abbastanza soddisfatti: “Bene così, l’Italia è sulla strada giusta”.
Dobbiamo immaginarci questo strano bicchiere riempito di un altrettanto strano cocktail di frigoriferi, lavatrici, frullatori, stampanti, fotocopiatrici, telefonini, trapani, videoregistratori... Tutto ciò che, in qualche modo, è dotato di una spina, per funzionare necessita della corrente elettrica, ed è ormai giunto a fine vita. Detto con una sigla: RAEE, ovvero i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. È fin troppo evidente che si tratta di ingredienti piuttosto indigesti per l’ambiente se non raccolti, trattati, smaltiti in modo corretto!
Ebbene, la situazione attuale del nostro Paese viene valutata con un certo grado di soddisfazione dal Centro di Coordinamento RAEE. “A fronte di 883.882 tonnellate di apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato, nel 2015 gli impianti autorizzati (957 di cui ben 669 operanti nel Nord del Paese) hanno trattato 329.460 tonnellate di RAEE domestici e professionali. L’Italia nel 2015 ha raggiunto un soddisfacente tasso di ritorno del 36 per cento, a fronte del target europeo che prevede il raggiungimento della soglia del 45 per cento (nel 2016) della media dell’immesso nel triennio precedente”: Non un obiettivo impossibile, che anzi gli esperti del Centro di Coordinamento RAEE contano di poter raggiungere l’anno prossimo. Altra cosa è il secondo step, quello che la UE ha stabilito per il 2019: il ritorno di una quota pari al 65 per cento dell’immesso al consumo. Qui le cose si fanno decisamente più complicate.
Restano per altro significative differenze tra le diverse aree del Paese, con le regioni del Nord che hanno optato per modelli di gestione del ciclo dei rifiuti tecnologicamente più avanzati e che consentono di ottenere risultati virtuosi. Basti dire che 7 impianti su 10 tra quelli autorizzati al trattamento si trova proprio nelle regioni settentrionali.


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