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27 giugno 2016 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | Un Decreto legge attualmente in discussione al Senato dispone di fatto l’esclusione di sfalci e potature di provenienza urbana dalla disciplina dei rifiuti. Per ANCI e CIG ciò va contro la normativa comunitaria e rischia di generare pesanti criticità a danno dei Comuni. Favorevole, invece, la Fiper.


L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) e il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) hanno lanciato l’allarme. Il Ddl “competitività agricoltura” attualmente in discussione al Senato, in merito a sfalci e potature di provenienza urbana dispone di fatto la loro esclusione dalla disciplina dei rifiuti. E in questo modo rischia di generare pesanti criticità.
“Il provvedimento attualmente contenuto nel testo del decreto non risulta in linea con la normativa comunitaria in materia di rifiuti. Inoltre - osserva l’ANCI - abbatterebbe il livello di raccolta differenziata negli enti locali, mettendo a rischio la sostenibilità dell’intero sistema di gestione dei rifiuti organici urbani. Questo importante elemento di grande incertezza potrà anche dare origine ad interpretazioni e contenziosi.
“La nuova norma provocherebbe dapprima una confusione interpretativa e poi un’inevitabile progressiva compromissione della qualità ambientale dei terreni agricoli a causa del venir meno dei trattamenti e dei controlli su sfalci e potature che oggi vengono obbligatoriamente e puntualmente effettuati negli impianti di compostaggio”.
Quali, invece, le ragioni del fronte del sì? Secondo la Federazione Italiana Produttori di Energia Rinnovabile (FIPER) sarebbe molto più efficace utilizzare questa materia prima per generare calore. “Il quantitativo disponibile di potature del verde urbano si attesta dai nostri studi intorno ai 3-4 milioni di tonnellate/anno, con un costo di smaltimento di circa 180-240 milioni di euro a fronte di un possibile ricavo, in caso di utilizzo energetico, di 80-120 milioni”.
Cifre che non tornano al CIC: “I costi di trattamento per il ritiro del verde sono sotto i 25 euro/tonnellata. Nell’ipotesi alternativa chi li raccoglierà? Chi li tratterà? Non esistono filiere alternative economicamente sostenibili. Se poi il verde sarà destinato alle caldaie, l’incentivo alla produzione di energia - pertanto il costo complessivo a tonnellata - sarà di gran lunga superiore. E a pagarlo saranno sempre i cittadini”.


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