di Paola Faggian | RSE
Oggi più che mai si parla di clima. In effetti, nessuno può ignorare quanto sta accadendo: il susseguirsi di condizioni meteorologiche straordinariamente anomale, che danno origine a variazioni climatiche graduali (come record termici, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari) o a eventi meteorologici estremi (alluvioni, forti temporali, trombe d’aria), stanno mettendo a rischio la salute, l’economia, l’ecosistema, con gravi costi sociali.
Diversa però è la preoccupazione rispetto al clima che cambia, perché a fronte della complessità dei fenomeni non tutti concordano sulle cause dei processi osservati. E così, gli eventi meteo dei nostri giorni, oltre a divenire notizia desolante di cronaca quotidiana, sono fonte di accesi dibattiti in quanto stanno orientando scelte strategiche a livello nazionale e internazionale, da cui dipende l’impiego di significative risorse finanziarie.
Soprattutto ora, dopo la COP21, si stanno infatti pianificando e intraprendendo importanti azioni finalizzate ad intervenire a livello globale, regionale e locale per rispondere all’allarme, ribadito con assoluta chiarezza anche nella sua ultima pubblicazione (AR5) dall’IPCC (Intergovernmental Panel of Climate Change) secondo cui c’è un forte rischio di dover affrontare nelle prossime decadi condizioni climatiche sempre più avverse per l’uomo e l’ambiente, se non si interverrà al più presto con piani di riduzione nell’uso di combustibili fossili e, quindi, di emissione di gas serra.
Questi, infatti, secondo i climatologi sono i grandi responsabili, in quanto le loro concentrazioni in aria, aumentate da 280 ppm nell’epoca pre-industriale alle attuali 400 ppm, stanno provocando un riscaldamento forzato del Pianeta. [...]
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