di Agime Gerbeti
Occorre alzare i consumi elettrici. Sia per la necessità di rientrare dagli investimenti fatti in termini di impianti produttivi, sia per la costante crescita delle fonti rinnovabili che occupano percentuali di mercato contendibile alla produzione fossile, sia per l’idea che la crescita economica si identifica con una crescita dei consumi energetici.
E per arrivarci, da più parti ci si sta impegnando per “convincere” i consumatori domestici a consumare di più. La Germania, ad esempio, per rilanciare le auto elettriche stanzierà 1,2 miliardi di euro per un contributo di 4.000 euro a vettura; si pensa anche di tornare ai vecchi scaldabagni elettrici, oppure si limita la progressività della bolletta elettrica, in ossequio alla direttiva europea 27/2012 sull’efficienza energetica.
Non sembrano provvedimenti esecrabili anche perché l’elettricità, con i moderni impianti di produzione e di consumo, rimane il vettore energetico meno emissivo. Diversamente, queste azioni rischiano di essere irrilevanti ai fini prefissati, per tre ordini di considerazioni.
Innanzitutto, giusto per fare un esempio automobilistico, l’Europa può anche impegnarsi a rinnovare il parco autovetture con minori emissioni (e rilanciare così anche la vendita) con la costante introduzione di nuovi standard ambientali, i cosiddetti Euro 5, 6, eccetera; ma se la pressione sul consumatore, sfiancato da anni di crisi economica, diventa troppa in molti preferiranno andare in bicicletta, o pretenderanno servizi di trasporto pubblico migliori.[...]
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