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INFO@COMUNI - Economia circolare: l’Europa scopre la quadratura del cerchio Stampa E-mail











27 maggio 2016 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | “Un modello di sviluppo in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo”. Questo, in sintesi, il concetto di circular economy che la stessa CE ha definito  l’anello mancante. Come declinare tutto ciò a livello territoriale?


Si volta pagina. Dopo aver puntato a lungo sulla green economy adesso l’Europa sembra voler giocare tutte le sue carte sulla circular economy!
Si tratta dell’economia circolare, che la stessa Commissione Europea ha identificato ufficialmente come l’anello mancante, nella Comunicazione al Parlamento e al Consiglio d’Europa dello scorso 2 dicembre 2015 e che anche in Italia ha iniziato a raccogliere consensi e attenzioni crescenti.
La Commissione riassume il concetto di circular economy in alcuni semplici paradigmi. “Un’economia in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo. Un’economia che sia sostenibile, rilasci poche emissioni di anidride carbonica, utilizzi le risorse in modo efficiente e resti competitiva”.
“Oltre a generare posti di lavoro a livello locale e per tutte le qualifiche, offrendo opportunità di integrazione e coesione sociale, farà risparmiare energia e contribuirà a evitare danni irreversibili in termini di clima, biodiversità e inquinamento di aria, suolo e acqua, causati dal consumo delle risorse a un ritmo che supera la capacità della Terra di rinnovarle”.
Si tratta dunque di una evoluzione della green economy, con una maggiore attenzione rispetto a prima al tema della gestione del ciclo dei rifiuti e, in particolare, al riuso dei materiali, alla riparabilità (nel Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare il concetto viene ribadito in modo quasi ossessivo) e al cambiamento degli attuali modelli di consumo.
Come declinare tutto ciò sul territorio? Come può il singolo Comune tradurre la teoria della circular economy in azioni concrete? Il progetto sprecozero che ha già ottenuto l’appoggio dell’ANCI e del Ministero dell’Ambiente fornisce qualche spunto e alcune possibili risposte.
Questa iniziativa (www.sprecozero.net) è nata per favorire lo scambio delle buone pratiche tra amministratori pubblici, enti locali e istituzioni. “Il portale - segnala la stessa ANCI - è espressione di un network di sindaci italiani impegnati a combattere lo spreco, consapevoli che la diffusione sul territorio delle buone prassi già sperimentate localmente sia la chiave per non sprecare le già risicate risorse a disposizione degli enti locali ed impattare positivamente in breve tempo”.


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