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a cura di Giorgio Stilus






Caro benzina, bollette, liberalizzazione e politica energetica. È attorno a questi argomenti che si anima il dibattito all’inizio della primavera del 1996.


Il gas contro il rischio energia. Il ministro dell’industria spiega il rapporto del governo sul fabbisogno energetico a medio termine (Sole 24 ore, 19 aprile). L’intervento evidenziava l’urgenza di sbloccare i terminali a GNLlungamente impantanati tra le polemiche” e definiti “la nuova frontiera tecnologica e commerciale”.
L’Italia è sempre sul pezzo! Lo stesso Alberto Clô, nel sottolineare l’urgenza dell’avvio di questi progetti, chiosava: “La sicurezza degli approvvigionamenti si gioca sulla flessibilità”. A parole, Roma batte Bruxelles con almeno 15 anni di anticipo. Intanto la benzina verde si avvicina pericolosamente a quota 2.000 lire e, ovviamente, si scatena il “tutti contro tutti”.
È scontro sul caro benzina (Corriere della Sera, 6 aprile); Caro benzina, petrolieri sotto inchiesta (Corriere della Sera, 13 aprile). Le associazioni dei consumatori accusano il governo, i petrolieri scaricano le responsabilità sulla mancata ristrutturazione della rete, l’Antitrust apre un’indagine conoscitiva.

Un po’ sembra essere anche colpa dell’OPEC e degli Stati Uniti (e quando mai!) o meglio, del forte aumento della domanda di benzine raffinate al di là dell’Oceano, con i ben noti effetti a catena sulle quotazioni delle commodity petrolifere. In effetti, sono giorni in cui il prezzo del barile fa un po’ di capricci - al rialzo - anche se gli esperti di settore scommettono su un imminente ripiegamento.
Greggio, i forti consumi tengono alte le quotazioni. Il Brent trattato all’IPE di Londra a 18,10 dollari a barile. Gli stock sono bassi, ma i margini dei raffinatori stanno calando (Sole 24 Ore, 9 marzo); Niente paura il petrolio scenderà. L’ex ministro saudita spiega il recente rialzo dei prezzi e si dice convinto di una correzione. Il caro benzina è temporaneo e per l’OPEC la cuccagna finirà presto (Corriere della Sera, 14 aprile). E il cerchio si chiude.

Sul tema bollette la questione sembrava essere decisamente più complessa. Lo stesso Corriere, nel cercare di dipanare la matassa, parla di una vicenda complicatissima iniziata dieci anni prima.
Sintesi - certamente imprecisa, ma giusto per dare un’idea - in poche righe. La Finanziaria del 1986 aveva tagliato all’Enel fondi di dotazione per complessivi 6.200 miliardi. In cambio aveva riconosciuto all’Ente la possibilità di praticare un aumento tariffario, subito applicato. La somma cumulata di questi aumenti a novembre 1993 aveva raggiunto proprio la fatidica cifra di 6.200 miliardi di lire. “Tutto quanto incassato da allora in poi - sostengono associazioni dei consumatori, politici, sindacati e magistrati - è dunque -illegittimo; e l’Enel deve risarcire il maltolto”.
Il solito pasticcetto all’Italiana finalmente pare concludersi (?) verso la fine di aprile; la pezza, tuttavia, sembra scontentare un po’ tutti. Enel, il governo salva i conti. Approvato il decreto, l’Ente non restituirà al Tesoro le quote di prezzo per 1.600 miliardi. Inalterate le tariffe, per il consiglio dei ministri gli utenti non hanno pagato più del dovuto (Corriere della Sera, 25 aprile); Le tariffe Enel non cambiano. Sbarrata la strada ai ribassi. Sciolto con un decreto legge il nodo del caro bolletta (Sole 24 Ore, 25 aprile); Enel, la rivolta dei consumatori. Il Codacons chiede a Scalfaro di non firmare il provvedimento del governo. Siamo chiaramente oltre i limiti della costituzionalità. Norma dettata dalla potente lobby elettrica (Corriere della Sera, 26 aprile); L’Enel nell’occhio del ciclone. Cresce il fronte dei no al decreto (Sole 24 Ore, 27 aprile).

Capitolo privatizzazioni, infine. Anche in questo caso non si può certo dire che il tragitto intrapreso fosse tutto in discesa e privo di inciampi. Privatizzazioni, un percorso ad ostacoli. La trasformazione delle aziende locali di servizio in società di capitali è resa difficile dall’assenza di una specifica normativa analoga a quella prevista dal codice civile (Sole 24 Ore, 11 marzo).

Chiusura d’obbligo con la citazione di due dejà vu. Già 20 anni prima dell’enciclica di Papa Francesco, la questione ambientale sembrava stare molto a cuore ai vertici della Chiesa cattolica, anche se questa presa di posizione veniva letta dal Corriere della Sera quasi come una “indebita ingerenza”. La notizia, pubblicata il 26 aprile a ridosso dell’imminente anniversario dell’incidente di Chernobyl - Un appello del Vaticano: altre forme di energia - viene infatti accompagnata da un “curioso” occhiello scritto in lettere maiuscole: LA POLEMICA. Chissà perché...
E poi l’annosa questione sarda. Pozzi senza fondo. La bolletta del Sulcis. Quanto costa e chi paga la riapertura della miniera sarda (Corriere della Sera, 25 marzo). La domanda sembra essere ancora aperta, a 20 anni di distanza.

Per fortuna c’era la pubblicità! O, per essere più precisi, gli speciali. Negli spazi a pagamento emergono interessanti spunti sui temi caldi dell’energia, almeno dal punto di vista delle utility. ENEL dedica una mezza pagina, sul Corriere della Sera del 16 aprile, all’energia fotovoltaica! Il tutto per illustrare come in Italia, a inizio 1996 risultavano “installati o in corso di installazione 10 MW di cui 4 dell’ENEL”. Ci vorrà il Conto Energia per spostare l’ordine di grandezza dal MW al GW. Ampio spazio anche ai progetti di illuminazione urbana by AEM e ACEA, per “preparare Milano e Roma al 2000”.

Qualche giorno prima - il 27 marzo - sempre sul Corriere, tre intere pagine speciali parlano di rifiuti. Copenaghen portata come esempio virtuoso, il calore amico dell’ambiente grazie al teleriscaldamento, i vantaggi della cogenerazione, le speranze riposte nella Conferenza delle parti. Se solo ci fossero i soldi per farlo, si potrebbero ripubblicare interamente oggi solo con qualche minimo intervento di lifting.
In clima di amarcord vale la pena segnalare un’iniziativa del Sole che meriterebbe, anch’essa, di essere riproposta oggi: il fumetto dell’energia. Ovvero, la banda Diseny che attraverso una storia (Paperino e l’ergodeposito) affronta in maniera chiara e senza troppi preconcetti - ci voleva un papero per farlo! - molti aspetti della delicata questione energy. Tra i tanti temi affrontati, ne vogliamo segnalare alcuni:

le proiezioni sui consumi mondiali di energia al 2020 e 2050; nonostante alcuni errori di valutazione, in base alle previsioni attuali (sovrastimato il peso delle biomasse e sottostimato quello di solare e carbone);
il ruolo riconosciuto al petrolio;
i flussi di estrazione e distribuzione dei combustibili fossili su scala mondiale;
il concetto di Negawatt e di risparmio energetico (ebbene sì, l’idea ha più di 20 anni...);
un chiaro e semplice schemino sulle unità di misura

Ci voleva un fumetto...

Sono anche i giorni del ricordo dell’incidente di Chernobyl e i giornali affrontano il tema con la consueta pacatezza e misura. Chernobyl, maledizione eterna. I bielorussi accusano: il mondo minimizza ma il pericolo nucleare resta (Corriere della Sera, 9 aprile); Incendio a Chernobyl, terrore radioattivo. Allarme russo per la cenere nucleare (Corriere della Sera, 24 aprile); Chernobyl, l’incubo ha 10 anni. Nell’ex URSS e in Bulgaria i dieci reattori più pericolosi (Corriere della Sera, 26 aprile).
Ma il meglio lo dà il Corriere scienza del 14 aprile nella sezione Scienza (!): Chernobyl, 200 volte peggio di Hiroshima e Nagasaki. Inquietante bilancio a dieci anni dal disastro nella centrale nucleare ex sovietica. I morti sarebbero più di diecimila. Anche nella (legittima?) scelta di fare un titolo gridato, forse ci vorrebbe un pochino più di rispetto nei confronti dei morti e della realtà.
A un mese di distanza dallo sgancio della bomba il New York Tribune pubblicò la seguente stima, per la sola città di Hiroshima: “53 mila morti, 30 mila dispersi, 14 mila feriti gravi”. Alcuni mesi dopo fu stilato un bilancio definitivo di 130-150 mila morti, sempre per la sola città di Hiroshima.
Speriamo che un fumetto possa ristabilire un po’ di senso critico!


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