Il vettore elettrico chiede (più) spazio alle fonti termiche |
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di Carlo Andrea Bollino
Rileggere un mio studio pubblicato nel 2013 sulla rideterminazione degli oneri di sistema elettrico in Italia e i suoi possibili effetti sull’economia è stato molto utile. Da esso risultava che il prezzo lordo pagato dalle famiglie italiane per l’energia elettrica era, in media, del 15 per cento superiore rispetto alla famiglia media europea, ma del 16 per cento inferiore rispetto alla famiglia tedesca.
Ciò in virtù del fatto che il sistema impositivo sull’energia elettrica (oneri fiscali e di sistema) è completamente differente tra i due Paesi.
Infatti, il prezzo della componente energia risulta comunque lievemente maggiore nel nostro, ma il diverso assetto contributivo favorisce il consumatore domestico, a scapito del consumatore commerciale e industriale, che viene invece favorito in Germania.
La riforma delle tariffe elettriche, voluta dall’UE con la direttiva sull’efficienza energetica n. 27 del 2012 e approvata dall’Autorità nel dicembre scorso, prevede il superamento dell’attuale struttura progressiva delle tariffe. Secondo quanto stabilito, il costo del kWh rimarrà stabile all’aumentare dei consumi e, contemporaneamente, ci sarà un trasferimento del costo del sistema verso le voci di spesa fissa rispetto alla parte variabile della bolletta.
Per la precisione, i costi di misura, commercializzazione e distribuzione saranno coperti in quota fissa (euro/anno) e in quota potenza (euro/kW/anno), mentre i costi di trasmissione andranno a finire in quota energia (centesimi di euro/kWh).
Le differenze tra clienti residenti e non subiranno un notevole inasprimento, con gli oneri di sistema che saranno coperti in sola quota energia per i primi, e sia in quota energia sia in quota fissa per i secondi. [...]
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