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INFO@COMUNI - I consumi elettrici... e l’illusione di quel giorno in più Stampa E-mail











25 marzo 2016 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | A febbraio la domanda italiana di kWh si è confermata sugli stessi livelli dello scorso anno. Un pareggio in qualche modo consolante? Solo fino a un certo punto. Il 2016 è un anno bisestile e senza l’effetto calendario i conti chiudono in rosso con una perdita superiore al 2 per cento.


In questi ultimi anni, leggendo la bolletta nazionale dei consumi elettrici, è capitato più di una volta di reagire con viva preoccupazione e quasi con rammarico alla notizia di un calo. Potrebbe sembrare un atteggiamento irrazionale per un buon padre di famiglia o un oculato amministratore pubblico, addirittura assurdo: perché mai un risparmio dovrebbe essere colto come una cattiva notizia?
La ragione è semplice. I singoli sono una cosa, il Sistema Paese un’altra. Fin dagli anni del boom l’Italia è sempre stata abituata a collegare la crescita della domanda di kWh con lo sviluppo economico; e allo stesso tempo, quando la crisi ha iniziato a colpire negli anni scorsi, anche i contatori sono finiti in rosso. La forte contrazione dei consumi elettrici è stata una delle spie più significative delle difficoltà delle famiglie, dei tagli delle imprese, delle chiusure delle attività produttive.
Un po’ - va detto - è stato anche merito degli investimenti in efficienza energetica che hanno razionalizzato i consumi e ridotto gli sprechi; ma il vero ago della bilancia lo ha sempre rappresentato il PIL. Ecco perché la notizia diramata da Terna e relativa a una micro-ripresa dei consumi a febbraio 2016 rispetto allo stesso mese del 2015 ha messo un pizzico di buon umore. È vero, si è trattato di un misero più 0,1 per cento, ma è pur sempre un segnale, una inversione di tendenza, un primo timido scossone...
Peccato che il calendario - in versione diavoletto - ci abbia messo lo coda. Sì, perché il 2016 è un anno bisestile e quindi “regala” un giorno in più rispetto al febbraio del 2015. Per un corretto confronto, il dato va quindi depurato dagli effetti di calendario.
Per essere ancora più precisi, c’è pure un effetto termometro: diverse temperature inducono diversi consumi e quindi bisogna tener conto anche di questo fattore, mettendo sulla bilancia l’anno che stiamo vivendo e quello precedente. Altrimenti che confronto alla pari sarebbe?
Ebbene, con questi accorgimenti ecco che la domanda di energia elettrica mostra a febbraio 2016 una variazione negativa del 2,2 per cento. Quindi il campanellino della tanto sperata ripresa ancora non suona. O per lo meno, non suona in tutta Italia...
La ripartizione geografica dei consumi evidenzia un meno 2,7 per cento al Sud e un più 1,4 al Nord. Se questa può essere una consolazione...


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