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Dopo il Dieselgate occorre un ritorno al “mondo reale” Stampa E-mail

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Il 2 febbraio 2016 il Parlamento Europeo in seduta plenaria ha respinto la raccomandazione di veto della Commissione Ambiente sulla proposta dell’esecutivo UE di istituzione di nuovi test per le emissioni delle auto con motore diesel, aprendo così la strada alle proposte della Commissione Europea.


Iniziato come un passo falso in una procedura di rilevamento delle emissioni allo scarico delle vetture a motore diesel della Volkswagen, quello che è diventato uno scandalo di gravi proporzioni meritando l’appellativo di Dieselgate rischia di compromettere ben di più di quello che sembrasse all’inizio e di mettere in discussione equilibri faticosamente raggiunti attraverso decenni. Vediamo di illustrarne alcuni aspetti che forse non sono stati messi sempre nella giusta evidenza.

L’inquinante di cui si tratta è la famiglia degli ossidi di azoto, precursore dell’acido nitroso e dell’acido nitrico. Le conseguenze sulla salute, se è presente nell’aria che respiriamo, sono gravi e vi sono anche altri effetti (sulle acque dei fiumi e dei laghi, sulle foreste, sui manufatti e gli edifici d’arte, sui prodotti agricoli e così via) che derivano dalle piogge acide. In queste malefatte, gli ossidi di azoto non sono molto differenti dagli ossidi di zolfo (solforosi e solforici) che sono anch’essi presenti nei fumi di scarico dei motori diesel.
Vi è però una differenza fondamentale tra ossidi di zolfo (già da tempo ben noti come inquinanti derivanti dalla combustione di carbone e di idrocarburi) e ossidi di azoto. Nel caso dello zolfo, questo si trova negli scarichi ma è già presente anche nel combustibile originale.[...]

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