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IL GIORNALIERO | L’Europa festeggia a metà luglio l’Independence Day energetico (1) Stampa E-mail

12 FEBBARIO 2016 - L’Europa dipende ancora per oltre il 50 per cento del suo fabbisogno energetico dalle importazioni di energia dall’estero. Vecchio vizio (vedi il Giornaliero di ieri) che dura da sempre e non si è affatto attenuato nell’ultimo decennio.
Nonostante... una lunga serie di nonostante - lo sviluppo delle rinnovabili, le politiche di contrasto alle emissioni, la crisi economica, la spinta sull’efficienza e via dicendo - evidentemente il carburante del Vecchio Continente continua ad essere l'oil&gas di importazione. Se poi ci aggiungiamo la riduzione fisiologica dei giacimenti europei e il pullulare di comitati del no...
A livello di singoli Paesi, i tassi più contenuti di dipendenza si rilevano in Estonia (9 per cento), Danimarca (13 per cento), Romania (17 per cento), Polonia (29 per cento), Repubblica Ceca (30 per cento). Nell’elenco figurano dei noti virtuosi delle rinnovabili, ma anche qualche cultore di vecchia data del carbone. Senza alcun giudizio di merito o demerito; solo per dire che l’indipendenza non passa per forza di cose da eolico e fotovoltaico.
source: PicsyMagSul fronte opposto, a parte Malta, Lussemburgo e Cipro - che pagano tassi prossimi al 100 per 100 anche per evidenti ragioni di dimensione - la verdissima Irlanda compra all’estero l’85 per cento dell’energia che consuma, il Belgio e la Lituania l’80. Tra le economie europee al top, l’Italia paga il dazio più elevato (76 per cento), seguita dall Spagna con il 73, dalla Germania con il 61, dalla Francia con il 46 per cento e dalla Gran Bretagna con il 45. Nel caso di Francia e Italia c’è però una buona notizia: il 2014 è stato l’anno di “minor dipendenza” dal 1990 in poi. E non sarà mica tutto e solo merito della crisi!

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