Serve davvero la rottamazione del termoelettrico? |
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di Giorgio Soldadino
Le considerazioni svolte da Chicco Testa su un recente numero della nostra rivista e le decisioni prese poco tempo fa dall’amministratore delegato di Enel di smantellare un certo numero di centrali termoelettriche ormai obsolete vanno nella giusta direzione; quella di rendere sempre più efficiente il parco di produzione di energia elettrica da fonti convenzionali.
Questo efficientamento, però, non può prescindere da quanto descritto nei libri di elettrotecnica e nei manuali d’uso che le società costruttrici forniscono. Ovvero, la necessità, per ottimizzare al massimo l’uso delle centrali, di farle funzionare ad un regime vicino a quello massimo e con modalità il più possibile costante.
Proprio per questo ogni macchina è stata ordinata: con caratteristiche tecniche tali da poter realizzare - con il tipo di uso previsto - la relativa ottimizzazione. Credo che il 99,99 per cento delle macchine termoelettriche attualmente funzionanti sia stato ordinato e costruito seguendo queste indicazioni.
Il fatto però è che oggi - e sempre più lo sarà nel futuro - la previsione di un funzionamento di questo tipo è quanto mai difficile e improbabile, a causa del costante incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili vere e proprie: sole e vento.
Ciò costringe il parco termoelettrico, invece di funzionare secondo le caratteristiche di progetto, a lavorare secondo un diagramma che consenta di modulare tale produzione in modo tale da rendere compatibili il diagramma di carico proprio dell’utenza e il diagramma di produzione proprio delle fonti rinnovabili discontinue. [...]
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