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Come si misura (e si confronta) l’efficienza di un processo produttivo Stampa E-mail

Torna al sommario del dossier di Nino Di Franco | ENEA Unità Tecnica Efficienza Energetica






Nel definire la prestazione energetica di un processo, in termini di energia necessaria per erogare l’unità di prodotto o servizio, va innanzitutto chiarito se l’energia da conteggiare andrà considerata a livello di fonti primarie o di usi finali.


Le politiche energetiche al più alto livello di aggregazione (nazionale e/o continentale), che devono stabilire le strategie di approvvigionamento e contenimento dei consumi energetici, considerano l’energia primaria; all’energia finale si riferiscono i programmi energetici a livello decentrato, che siano su scala territoriale o su scala puntiforme (singole aziende, stabilimenti o utilizzazioni).
Quando si opera a livello di fonti primarie, il consumo specifico è misurato in tep/t o in unità di misura equivalenti. In questo caso l’indicatore consumo specifico dà conto dello sforzo che il sistema energetico nazionale deve compiere per rendere possibile al consumatore finale la produzione dell’unità di quel tale prodotto o servizio.
Tale indicatore può essere calcolato come valore medio (consumo totale di fonti energetiche in rapporto alla produzione totale annuale) o come valore marginale (consumo da affrontare per erogare l’unità in più di prodotto).


Con la precedente accezione, l’energia elettrica, consumata per esempio a livello di stabilimento produttivo deve essere ricondotta alle fonti primarie utilizzate nelle centrali di produzione, comprese le perdite che si sono sopportate sulla rete di distribuzione, per rendere disponibile il singolo kWh. [...]

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