COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
INFO@COMUNI - Pellet e legna non sempre sono (veri) amici dell’ambiente Stampa E-mail











29 gennaio 2016 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | In Italia i consumi sono ai massimi storici (19 milioni di tonnellate/anno). L’uso nelle piccole stufe monofamiliari, tuttavia, è una fonte di emissioni di particolato superiore rispetto al traffico veicolare. Non è un problema di materia prima (le biomasse) ma di tecnologia. Meglio puntare su impianti di media taglia...


Prima qualche dato e un paio di notizie. Poi, alcune considerazioni. Attualmente in Italia si consumano per il riscaldamento circa 17,5 milioni di tonnellate di legna e 1,5 milioni di pellet. Questo ritorno alle origini non sempre e non necessariamente si traduce però in una scelta ambientale Leggi il documentovincente.
Pensiamo ad esempio alle emissioni del famigerato particolato PM2,5. Ebbene, uno studio ENEA di fresca pubblicazione - Gli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale - ha confermato che il contributo del settore domestico è già oggi nettamente superiore a quello dei trasporti. La situazione sembra per altro destinata ad aggravarsi nei prossimi 15 anni.
“Per quanto riguarda le emissioni di PM2,5, rispetto al trasporto su strada - precisa ENEA - il peso del riscaldamento domestico è decisamente maggiore, da tre a cinque volte in base allo scenario di riferimento preso per il 2030. Le biomasse rappresentano la quasi totalità delle fonti di emissione di PM2,5 nel settore civile, oltre il 99 per cento”.
Sui PM10 ha invece fatto i conti l’ARPA Lombardia, in merito alla specifica Leggi il documentosituazione della nostra Regione. Lo studio L’influenza delle emissioni del settore residenziale sulla qualità dell’aria rileva che il riscaldamento concorre per il 45 per cento, rispetto al 25 per cento del trasporto su strada e a meno del 10 per cento dell’industria e dei processi produttivi.
Questi i dati. Quanto alle considerazioni, vale la pena sottolineare chiaramente che non è un problema di materia prima (le biomasse), ma di tecnologia. Gli impianti domestici hanno infatti dei limiti per così dire fisiologici, dovuti proprio alla loro tipologia costruttiva, con più elevati fattori di emissione a parità di calore reso.
Questo vale per le soluzioni più recenti appena immesse sul mercato, e a maggior ragione per modelli più datati e spesso trascurati in termini di manutenzione e pulizia. Altro problema è la qualità del pellet e della legna, non sempre - per così dire - a chilometro zero...
Entrambe le suddette controindicazioni sono superate dagli impianti di media-grande taglia, per i quali sono invece previste tecnologie all’avanguardia (proprio per massimizzare l’efficienza dei rendimenti) e sono adottate rigorose procedure di abbattimento, controllo e monitoraggio delle emissioni. In questi impianti, inoltre, la materia prima è di provenienza certa; nei casi più virtuosi direttamente raccolta sul proprio territorio di riferimento.


LEGGI LE ALTRE NOTIZIE DELLA NEWSLETTR INFO@COMUNI

 
© 2005 – 2024 www.nuova-energia.com