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INFO@COMUNI - Efficienza: riqualificare si può, si deve... ma non si fa Stampa E-mail











29 gennaio 2016 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | Ci sono i fondi, un enorme mercato potenziale, le leggi e le tecnologie; eppure il settore stenta ancora decollare. Uno studio di RSE svela quali sono le principali barriere e gli elementi di frizione.


Immaginiamo di avere a disposizione un aereo tecnologicamente molto avanzato, in grado di volare agevolmente sulle rotte intercontinentali, con il pieno di carburante e due piloti di grande esperienza a bordo. Immaginiamo anche di avere, in attesa al check in, un gran numero di passeggeri accomunati dall’esigenza di effettuare una lunga trasferta. Eppure, quello stesso aereo resta fermo sulla pista di rullaggio, oppure si accontenta di viaggiare semi-vuoto su brevi tratte locali.
L’efficienza energetica in Italia sembra vivere lo stesso apparente paradosso. Potenzialmente il settore si trova ad operare su un terreno particolarmente fertile: ci sono prescrizioni di legge che impongono obiettivi di efficienza; opportuni e importanti fondi e strumenti di incentivazione; sono a disposizioni anche numerose tecnologie per ridurre i consumi energetici, affidabili e spesso con tempi di ritorno economico inferiori ai 15 anni. Inoltre, vi è un enorme mercato di riferimento: circa il 65 per cento degli edifici residenziali nel nostro Paese è stato costruito prima che fosse emanata una qualsiasi legge sulla prestazione energetica in edilizia. Eppure, il comparto stenta ancora a decollare pienamente!
Per quali ragioni? Una recente pubblicazione di RSE (Edifici Energeticamente Efficienti: un’opportunità) ha tentato di dare una risposta, evidenziando i principali elementi di frizione esistenti.
La prima e più importante criticità emersa fa leva su aspetti culturali e di scarsa o poco qualificata informazione degli utenti. Ancora oggi alle riqualificazioni energetiche è riconosciuto un “valore” solo marginale e c’è una scarsa consapevolezza in merito alla reale possibilità di ridurre i propri consumi. Quando si decide di “rifare” la propria abitazione si parte il più delle volte dalla volontà di migliorarne il comfort o l’aspetto estetico, non certo le prestazioni energetiche.
A rallentare lo sviluppo di questo mercato - ecco un secondo aspetto evidenziato dallo studio RSE - è il difficile coinvolgimento di soggetti finanziari, che consentano investimenti significativi caratterizzati da lunghi tempi di rientro.
Altra barriera - certo non facile da superare! - quella dei processi decisionali all’interno dei condomini. Vale per qualsiasi punto messo “all’ordine del giorno” in assemblea, anche il semplice cambio dei tappetini; figuriamoci quando si tratta di proporre investimenti onerosi, se pure necessari e finalizzati a un ritorno condiviso.
Resta poi l’elemento incertezza sui reali risparmi energetici conseguibili a fronte di una determinata scelta tecnologica, e la difficoltà di doversi confrontare con una pluralità di soggetti quando si decide di intraprendere un intervento di ristrutturazione. Entrano infatti in gioco i vari aspetti progettuali, tecnici, finanziari, normativi, operativi...
La presenza di un aggregatore capace di fornire un pacchetto chiavi in mano potrebbe già bastare a dare un segnale di “decollo”.


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