di Cecilia Camporeale | energy analyst AIEE
e Carlo Di Primio | vice presidente e amministratore delegato AIEE
Lo scorso 16 febbraio il Protocollo di Kyoto ha celebrato la sua prima decade di vita. Dal 2005, da quando è entrato in vigore, ha condizionato fortemente le politiche energetiche-ambientali dei diversi Paesi sottoscrittori.
Si è parlato molto del suo futuro, di quali misure adottare e di come riuscire a mantenere l’innalzamento della temperatura entro i 2 °C, e se ne parlerà in futuro. In effetti, le notizie al momento non sembrano positive. Infatti, solo 69 Paesi hanno presentato i loro INDC (Intended Nationally Determined Contribution), ossia i loro piani di impegni, e tra questi anche l’Unione europea, che da tempo mira ad assumere il ruolo di leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, ponendosi obiettivi spesso fortemente ambiziosi.
Le prime analisi mostrano però che gli impegni al momento presentati non sono sufficienti a tracciare quel percorso che permetterebbe al Pianeta di non superare la soglia dei 2 °C.
Se vi sono diversi studi per capire come l’UE effettivamente si sta muovendo lungo la traiettoria degli obiettivi che si è data (Pacchetto Clima Energia, più noto come Pacchetto 20-20-20), poche sono le analisi relative al posizionamento del nostro Paese.
Come in Europa, anche in Italia continua il trend decrescente dell’intensità carbonica, indicatore che rapporta le emissioni di gas climalteranti con il PIL, grazie alla contrazione delle emissioni dell’11 per cento avvenuta complessivamente nel periodo 1990-2012, a dimostrazione della decarbonizzazione in atto del sistema economico e nonostante la crisi che ha colpito quest’ultimo. [...]
©nuovaenergia
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