di Ugo Farinelli
Atteso e puntuale come al solito è uscito il 10 novembre scorso il rapporto World Energy Outlook 2015 (WEO-2015) dell’International Energy Agency: un rapporto che ogni anno fa il punto della situazione energetica mondiale, descrive i possibili scenari di sviluppo, ed esamina in particolare che cosa è cambiato nell’anno appena trascorso.
Molto è cambiato (come vedremo, anche dopo la chiusura della redazione del rapporto, per cui non ha potuto esservi incluso). Ma il punto focale di WEO-2015 è certamente il suo collegamento con la riunione COP21 di Parigi tra i governi firmatari dell’accordo sui cambiamenti climatici (per gli approfondimenti, appuntamento sul prossimo numero di Nuova Energia, ndr) e che rappresenta la conclusione del ciclo iniziato a Kyoto nel 1997 con la stipula del trattato sulla limitazione delle emissioni di gas a effetto serra.
Può definirsi concluso questo ciclo, e gli scettici possono sostenere che si è concluso con poco di fatto, ma non sono d’accordo con loro: al tempo di Kyoto, 18 anni fa, il riscaldamento del clima globale era un argomento da specialisti, controverso e sul quale si spendevano più parole che soldi e che sembrava destinato a generare pochi fatti concreti.
Oggi è un tema affrontato in vertici internazionali a livello mondiale e incide su molte scelte economiche e industriali, restando al centro delle politiche energetiche e intrecciandosi con temi quali l’uscita dalla crisi economica, l’economia verde, l’occupazione, lo sviluppo dei Paesi più poveri.[...]
©nuovaenergia
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