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DI TUTTO UN PO' 380 - Ma guarda che roba! La tassa sui rifiuti batte quella sulla casa Stampa E-mail

Non mi ricordo esattamente né della “Triplice alleanza” né della “Triplice intesa”. Dovrei fare una capatina nei libri di storia e, facendola, rammentare che si trattava di accordi diplomatici rispettivamente verso la fine dell’Ottocento e inizi del Novecento. Anche allora, come oggi, gli accordi erano fatti per poi non essere rispettati, con un valzer di alleanze degno appunto di una danza dove lo scambio del partner è previsto dalle regole (del gioco).

Sono, invece, un po’ più ferrato (almeno nella memoria) a proposito di un’altra triplice che così era definita agli inizi degli Anni Settanta. Si tratta(va) di quella sindacale ed aveva a che fare con l’alleanza tra le tre maggiori compagini del mondo del lavoro (di allora, oggi le cose sono abbastanza cambiate), soprattutto in alcune categorie, massime i metalmeccanici. Lo slogan ricorrente era “uniti si vince”. Sembra ieri, ma sono trascorsi quasi cinquant’anni e il clima è cambiato (la COP21 non c’entra). Allora, i tre leader erano Pierre Carniti (CISL), Giorgio Benvenuto (Uil) e Luciano Lama (Cgil), che hanno avuto un certo peso nella storia socio-econonomico-politica del nostro Paese.

Pertanto, quando leggo notizie dove compare qualcuna delle vecchie sigle, provo un po’ di affettuosa nostalgia, in buona parte dovuta agli anni belli quando incominciai a conoscerle. Pertanto, è di questi giorni il battistiano Mi ritorni in mente della Uil nella persona del suo segretario confederale Guglielmo Loy. Lo spunto mi viene offerto da uno studio del Servizio Politiche Territoriali della sua organizzazione che si è cimentato su un tema alquanto caro (in tutti i sensi) agli italiani: le tasse. Al dunque. Tra il 2012 e il 2015 la Tassa sui Rifiuti (TARI) è aumentata mediamente del 32,4 per cento (72 euro in più), mentre nell’ultimo anno l’aumento è stato del 3,3 (10 euro medi in più), passando da una tariffa annua di 224 euro a 296 euro medi a famiglia. Come inizio non c’è male, anzi non va per niente bene. Questo il primo sintetico responso ottenuto elaborando i costi in 103 città capoluogo di Provincia, per una famiglia di 4 persone con una casa di 80 metri quadrati.

Non per scaricare su Loy le responsabilità del lungo elenco a seguire ma ora mi affido ai suoi commenti: “Nello specifico, tra il 2012 e il 2015 a Matera l’aumento medio è stato del 207 per cento; a Pescara del 165; ad Avellino del 114; a L’Aquila del 103; a Nuoro del 98,2. Sempre nello stesso periodo, la tariffa è diminuita del 17,4 per cento a Belluno; del 9 a Varese; del 7,4 a Bergamo; del 5,6 a Udine e Gorizia”.

Sarebbe interessante conoscere il come mai? di queste differenze. Stesso quesito in merito alle percentuali delle grandi città sempre nello stesso periodo. “A Cagliari l’aumento medio è stato dell’85,3 per cento; a Genova del 54,2; a Palermo del 37,5; a Milano del 31; a Firenze del 30,6; a Bari del 22,5; a Torino del 21,9. Più contenuti gli aumenti a Napoli (+1,8); a Roma (+2,3); a Venezia (+2,9), a Bologna (+5,2)”.

In soldoni, ha spiegato Loy, questi aumenti hanno comportato un esborso in più, a famiglia, di 295 euro a Matera, 212 ad Avellino, 209 a Grosseto, 208 a Pisa, 207 a Cagliari. Al contrario, a Belluno il risparmio è consistito in 34 euro medi a famiglia; a Varese 24, a Gorizia 18, a Bergamo16, a Udine 11.

A questo punto, il quesito è triplice. Ma ancora per poco, passando ad alcuni dati inerenti al periodo 2014-2015. Infatti, nel comunicato si legge che nel corso dell’ultimo anno 55 città hanno aumentato la tariffa (tra cui Bologna, Firenze, Genova, Milano, Torino, Venezia) mentre 35 l’hanno diminuita (tra cui Cagliari, Napoli, Palermo, Roma) e 13 hanno confermato quelle dell’anno precedente (tra cui Bari, Trento, Verona). “Nel dettaglio - ha continuato il segretario - tra il 2014 e il 2015, a Matera l’aumento è stato del 106; a Pordenone del 43; a Cremona del 41; a Brindisi del 40. Invece, a Vibo Valentia si è registrata una diminuzione dell’11 per cento; a Potenza del 9; a Macerata e Lecce dell’8”.

Per completare le informazioni, rimando al sito della Uil perché ora entra in scena la parte più interessante dell’indagine. Se non è un colpo di scena, per l’appunto, poco ci manca. Eccoci: con una media di 296 euro la tassa sui rifiuti è più alta di 66 euro rispetto alla TASI sulla prima casa (230 euro medi). “I dati sopra esposti - conclude Loy - sono una ragione di più per non “#staresereni”, nonostante le norme previste nella Legge di Stabilità e i proclami del Presidente del Consiglio che afferma che il prossimo anno la pressione fiscale non aumenterà. Ciò perché la TARI (così come le tariffe degli asili nido, delle mense scolastiche, del trasporto pubblico) non è oggetto del blocco dei tributi previsto per l’anno prossimo. Tra l’altro, gli aumenti della tassa dei rifiuti non sempre si accompagnano con una migliore qualità del servizio”.

Gentile Guglielmo, perdoni la disinvoltura nei suoi confronti ma l’omonimia con il grande regista Nanni Loy mi porta a strane analogie. Lei posa lo sguardo su una realtà umana che fa i conti con molte difficoltà, prendendone le parti. Lui, con indimenticabili trasmissioni televisive negli Anni Sessanta, dava volto e voce alla quotidianità della gente. Andava in onda Specchio segreto e soprattutto Rododentro. Un bello sfogatoio, quest’ultimo, per i cittadini, ingenuo e composto come loro. Poi sarebbe cambiata la tv. E tutto il resto.

Giuliano Agnolini
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