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DI TUTTO UN PO' 379 - Il trasporto è molto in gamba Stampa E-mail

Me n’ero accorto da un po’, ma ora ne ho la certezza. Non che ho passato i vent’anni, ma che in Italia sta prendendo piede, anzi pedale, il servizio cargo bike, ovvero biciclette da carico. Infatti, si vedono sfrecciare bi/triclicli che, spinti da aitanti giovanotti, con tonicissimi quadricipiti, in divisa aziendale, trasportano documenti o merci.

Leggo che nel nostro Paese si contano 33 imprese di settore, fruite anche da grandi marchi e che all’estero gli eco-corrieri sono assai diffusi. Una nuova realtà che, ovviamente, presenta risvolti positivi sotto il profilo ambientale. Infatti, il motore impiegato risulta ecosostenibile, non essendo alimentato da gasolio e benzina, evita emissioni inquinanti, al massimo c’è la pedalata assistita, è un veicolo che costa meno di qualsiasi altro, non paga bollo né sosta e accede gratis ai centri storici.

E qui mi fermo, procedendo con alcune considerazioni. Non senza aver ricordato che secondo il Progetto Cyclelogistics dell’Unione europea, il 51 per cento degli spostamenti a motore è possibile con bici da trasporto e che nel tragitto di 5-7 chilometri e per carichi non superiori ai 200 chilogrammi le cargo bikes risultano competitive sul trasporto tradizionale “garantendo velocità e un maggior numero di consegne”.

Certamente sarà vero, ma c’è dell’altro che mi preoccupa e - mi si creda - non ho nulla contro la diffusione di questo trasporto molto umano (Figurarsi! Da ragazzino il mio Coppi faceva il garzone di salumeria). Solo che vivo in Italia, dove accade e può accadere di tutto. Pertanto, temo che prima o dopo, questi velocipedi pagheranno un/il bollo soprattutto se aumenterà il loro numero. Io tengo inutilizzata in garage una moto storica che pagava una miseria di tassa e, d’un tratto, ho ricevuto a sorpresa due bollettini di pagamento per la cifra complessiva di 150 euro circa che mi hanno fatto vacillare, nonostante lo preveda la Legge di Stabilità.

Ammettiamo, poi, che in futuro questi cargo muscolati soppiantino quelli alimentati da idrocarburi ma vedo ancora per un po’ centri storici assai trafficati. E assolverei chi in epoche anche remote li progettò quando gli stili di vita erano diversi dagli attuali nostri. Ad esempio, s’andava a cavallo e non in auto e il cuore della città faceva quasi tutt’uno con questa.

Non si può volere tutto e, in ogni caso, un’aria più pulita fa sempre piacere. Resta il fatto che bisognerà (se gli eco-corrieri spopoleranno) rivedere alcuni codici di comportamento stradale, forse il Codice stesso, onde evitare inevitabili complicanze.

Non vorrei, a proposito, che la necessità di rendere competitivo il servizio spingesse a stringere i tempi di presa/consegna, spingendo il conducente a spingere troppo sui pedali commettendo qualche imprudenza. Una preoccupazione, la mia, accentuata dai (fino a) due quintali di merce trasportabile e al peso in assetto complessivo di marcia, che potrebbe modificare la sua inerzia in caso di impatto. Ma non è un problema. Già sto molto attento a bici in genere, ai pedoni che ti inzuccano mentre smanettano su apparecchietti mobili nonché alle varie quattroruote guidate da qualcuno spesso al telefono e che non vengono viste da chi smanetta sugli apparecchietti. Dimenticavo: c’è chi smanetta pedalando.

Giuliano Agnolini
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