di Carlo Andrea Bollino
Da anni ormai, l’UE ha assunto posizioni fortemente ambiziose in tema di sostenibilità ambientale e lotta al cambiamento climatico, posizioni più volte ribadite sia a livello comunitario, sia a livello internazionale. La Roadmap 2050 elaborata dall’UE, confluita come impegno europeo sul tavolo della negoziazione internazionale di Parigi, ne rappresenta un valido esempio.
In quella che ormai sembra una lanciatissima gara alla conquista della leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, un forte scossone alla credibilità europea è stato dato dallo scandalo delle vetture diesel della Volkswagen. Il problema non è semplicemente legato ad una falsa dichiarazione, un “errore” che già di per sé comporta - una volta scoperto - la perdita di credibilità dell’immagine aziendale con ripercussioni sull’andamento del titolo in Borsa, ma c’è di più.
Si temono contraccolpi sull’economia tedesca, contraccolpi che inevitabilmente si rifletterebbero sulla ancor fragile ripresa economica dell’UE, giacché la Volkswagen, nata come impresa statale, ha da sempre giocato molto sull’identità tedesca. Non a caso lo slogan di tutte le campagne pubblicitarie è “Das Auto”.
C’è di più perché il comparto dei trasporti è uno dei settori ancora fortemente inquinante, la stessa UNEP lo ha indicato come settore su cui puntare riconoscendogli ampie potenzialità per il contenimento delle emissioni. Infatti, le flotte dei veicoli circolanti sono ancora dipendenti dall’oil (nelle sue varie forme: benzina, diesel o gpl) e solo una quota parte, seppur limitata, dal gas metano, entrambi combustibili fossili e pertanto inquinanti.
Le emissioni del settore trasporti rappresentano circa il 20-30 per cento delle emissioni totali mondiali di CO2eq e proprio per ridurre il contributo alle emissioni di questo settore, nonché per ridurre le esternalità negative ad esso legate, sono stati imposti standard emissivi che le Case automobilistiche sono tenute a rispettare sia sul mercato europeo sia internazionale.[...]
©nuovaenergia
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