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DI TUTTO UN PO' 378 - A questo Belpaese mancava solo il canone in bolletta Stampa E-mail

Mi scuso in anticipo. Nella vita ho stabilito alcuni record personali come il centinaio di gnocchi mangiati in allegra compagnia o il chilo abbondante di gelato consumato dopo l’esame di letteratura tedesca. Ma, tra poco, penso di battere quello dei numeri e delle percentuali contenute in un mio scritto. Non si pensi che aspiro ad entrare nel “Guinness” e nemmeno che ho da poco ingollato una pinta dell’omonima birra. Chiedo perdono ai lettori e incomincio a maneggiare alcune informazioni fornite dalla società di comunicazione di dati Twig. L’argomento non è tra i più piacevoli e, a questo punto, svelato che si parlerà del canone Rai “allegato” alla bolletta, non mi offendo se qualcuno chiude la navigazione e passa ad altro sul web. Bene, analizzando il report sull’evasione allegato all’ultimo bilancio della tv pubblica, Twig ci rivela che quasi un terzo degli italiani non paga e che, nel 2014, il canone ha generato il 62,8 per cento delle entrate. Chiosa: il peso dell’imposta sui bilanci di Viale Mazzini aumenta in percentuale perché la pubblicità è calata e nell’ultimo quadriennio in termini assoluti i ricavi sono scesi del 5,6 per cento.

E, allora,on air! Chi evade il canone? Al 31 dicembre dello scorso anno, risultava inadempiente il 30,4 per cento delle famiglie italiane con il Nord e il Centro sotto la media nazionale, 26 e il 29 della popolazione, e Sud e Isole ampiamente sopra la media.

Nel Mezzogiorno il 37 per cento non paga e nelle Isole non lo fanno quattro cittadini su dieci. L’evasione si concentra nelle aree di confine del Piemonte, del Trentino e in moltissime valli di montagna, dalle Prealpi liguri all’Altopiano di Asiago in Veneto fino alle cime dell’Abruzzo. Come mai? Aldo Cristadoro, fondatore di Twig, interpreta lo scenario che “è riconducibile alla presenza di seconde case, ma probabilmente alle mancanze nella riscossione da parte della Rai”, aggiungendo: “Nelle zone difficilmente accessibili, probabilmente i controlli sono meno convenienti per l’azienda”. Il risultato sono aree ad altissima evasione anche nel più profondo Nord. Andiamo avanti. Su quattro Comuni in cui si registra un’evasione del 91 per cento - Ribordone, Villa di Briano, Parete e Casal di Principe - uno, il primo, si trova in provincia di Torino e gli altri tre nel Casertano.

Il divario tra Nord e Sud è manifesto setacciando i dati delle province: le più virtuose sono Ferrara, Rovigo e Bolzano, le peggiori Crotone (56 per cento di evasione), Napoli (55) e Catania (53) mentre a Napoli città gli evasori salgono a quota 61,7 per cento,al top tra le città capoluogo.

Altra pausa. Ultimamente è ritornato alla ribalta il dualismo Milano-Roma. Ebbene, se con l’Expo la nordica metropoli ha messo in Cantone (non è svizzero ma napoletano, Raffaele) la Capitale, questa può prendersi una magra rivincita. Infatti, la città dell’Inter e del Milan con il 41,7 per cento di evasori si piazza ben sopra la media del Settentrione lasciando la città eterna a quasi quattro lunghezze. E poi, a scorrere la lista dei capoluoghi di provincia si scopre che ad Avellino si paga più che ad Asti. O che Vicenza (36 per cento di evasione) batte Agrigento (35,6), Ragusa (35,1), Lecce (34,8) e Trapani (31,9).

Nella campagna veneta il Comune di Villa del Conte nel Padovano registra un tasso di elusione intorno al 67 per cento. Poca cosa rispetto all’area metropolitana napoletana, alle coste calabre o alle province di Palermo, Catania e Acireale. Matera, invece, svetta con l’88 per cento dei cittadini in regola. Poco meno fanno livornesi, ferraresi e abitanti di Pesaro. A Genova, l’evasione si ferma al 17 per cento (alla faccia della proverbiale tirchieria). Un salto in Sardegna, dove a Cagliari siamo al 29 per cento, mentre Olbia supera il 42 per cento. Torino si attesta al 34,8 per cento, Bari si ferma al 21. Palermo con il 57,8 per cento di evasione è seconda tra i capoluoghi solo a Napoli e Catania. Trento (28 per cento) peggio di Venezia (21,5) e di Bari (21,6).

Gentili lettori-navigatori, vi ringrazio se non avete buttato l’ancora in un altro sito. Chiedo un supplemento di pazienza. L’Istat rende noto che 3 milioni le famiglie italiane hanno difficoltà nel pagare le spese di casa: l’anno scorso, l’11,7 per cento del totale non ha potuto pagare le rate del mutuo, il canone di locazione e le bollette di casa. In dettaglio, il 10,2 per cento delle famiglie si è trovata in ritardo con i pagamenti delle bollette per le utenze domestiche, circa il 16,9 per cento si è trovata in arretrato con il pagamento dell’affitto e il 6,3 non ha potuto saldare la rata.

Le categorie di famiglie maggiormente interessate dal problema sono quelle del quinto quintile (adesso so cos’è), ovvero della fascia di reddito che risulta più povero (29,2 per cento sono state in arretrato con le spese per la casa, pari a 1 milione e 505 mila famiglie) e, più in generale, quelle in affitto (27,6 per cento, 1 milione e 320 mila) o quelle gravate da un mutuo per la casa (14,8 per cento, 561 mila).

Una delle voci principali del bilancio familiare(ma vale anche per i/le single) è costituita dalle spese per l’abitazione come il condominio, riscaldamento, gas, acqua, altri servizi, manutenzione ordinaria, elettricità, affitto, mutuo. Solo nel 2014, l’esborso medio di una famiglia per queste spese è stato di 357 euro mensili, a fronte di un reddito netto (al netto delle poste figurative, non voglio sapere cosa sono) di 2.460 euro mensili, con un peso del 14,5 per cento. Spese più onerose nel Nord (15,2 per cento) e nei Comuni centri di aree metropolitane (16,1 per cento).

Vorrei tirare le somme ma non ce la faccio. Da sempre pago il canone e, stavolta, visto che questo molto probabilmente finirà nella bolletta elettrica, tanto per restare in tema, sono al corto circuito. Stop. Si ha la sensazione che il Paese necessiti di chiarezza e di qualche certezza. Si vorrebbe un’Italia canonizzata da cima a fondo, per altre cose che non c’entrano con la tivù, da portare sull’altare laico del leale rapporto tra Stato e cittadini (e tra cittadini e cittadini). Le fotografie di Twig e Istat sono davvero in bianconero, evidenziando contrasti netti e poche sfumature. Ci vorrebbe qualcosa a colori ma se ne vedono di tutti i colori. Canone in bolletta compreso.


PS: Sono una cinquantina i numeri che ho dato. E pensare che ero scarso in matematica.

Giuliano Agnolini
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