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DI TUTTO UN PO' 373 - Edicole addio? Spero ancora nell’arrivederci Stampa E-mail

Non ho mai patito di allucinazioni, anche se sognare ad occhi aperti mi ha creato - in ottica esistenziale - qualche problema. Non ho le visoni della pulzella di Orléans ma ho visto una notizia a metà strada tra dadaismo e surrealismo (ma ci si può accontentare di uno dei due). Se quanto letto è vero, come temevo all’inizio, prenoto una visita psichiatrica (Lorenzin permettendo) per farmi spiegare se il mondo che vedo sia un simulacro della realtà.

Premetto che la carta mi ha sempre dato alla testa. Da piccolo (assai brighella, riportano le cronache) i fumetti mi hanno ammansito al punto che la mamma me li riforniva in abbondanza tranquillizzandosi a sua volta, affaccendata com’era in svariate mansioni domestiche e lavorative. Non c’era ancora playstation e baby sitter.

Con gli anni, la mia perversione cartacea si è raffinata come la pornografia sta all’erotismo apprezzando nello sfoglio delle pagine il fruscio nonché il profumo di qualche schifezza chimica. Non a caso, il destino mi ha portato a fare il mestiere che sto, forse, facendo mentre scrivo queste righe. Non potevo, quindi, non amare le edicole che da sempre ritengo anche un punto di ritrovo sociale, come il bar o l’oratorio (un tempo, pure le sezioni di partito). Dalle mie parti, chi le frequentava e passeggiava con un po’ di quotidiani e/o riviste sotto braccio era implacabilmente appellato come magnacarta, senza alcun riferimento a storici documenti giuridici di stampa/o medioevale. Pertanto, mi ha sempre immalinconito (ma che decadentismo cellulosico!) vedere la lattuga incartata con la terza pagina (pure con quella degli annunci economici) o utilizzata per pulire i vetri od altro.

Ora provo un po’ di sgomento, ma non di sorpresa, nell’apprendere che gli edicolanti aderenti ai principali sindacati di categoria (Sinagi Cgil, Snag e Usiagi Ugl), hanno deciso di lanciare LeggieVendi. Mentre attendo la conferma della visita psichiatrica, ecco di che cosa si tratta. In pratica, il lettore potrà riconsegnare il giornale acquistato all’edicola dove lo ha comprato - in tempi che dipendono dal prodotto: quotidiano (entro le 13), settimanale (due giorni) e mensile (una settimana) - e si vedrà corrispondere il 50 per cento del prezzo di copertina. Il giornale restituito, divenuto di proprietà dell’edicolante, potrà essere rivenduto a metà prezzo. Ebbene, capisco che le regole del mercato sono sempre più stringenti (con effetti, in vita, sulla circonferenza della cinghia) e che l’usato e persino il rottamato siano nuove frontiere della compravendita.

Tuttavia, l’ultima edizione dello scenario-edicola apre inquietanti sviluppi. Non so se si dovranno accelerare i tempi di lettura per ottemperare ai tempi della ri-consegna. Ci sarà un affollamento all’orario di apertura e ressa, ad esempio, alle 13? Liste d’attesa per comperare con lo sconto? Visti certi malloppi, si riuscirà a leggere tutto? E poi, ci sarà un ulteriore sconto qualora la copia sia svilita da una bruciacchiatura di cicca o da uno schizzo di cappuccino? Se l’esercente ha finito gli spiccioli? E se ritaglio un articolo memorabile, scoperto, pagherò una penale od ostracizzato? Non da scartare l’eventualità che i vicini di casa o di pianerottolo si mettano d’accordo nell’acquistare chi un quotidiano, chi un settimanale, chi un mensile. Rispettando i tempi di rotazione tra di loro e di restituzione potrebbero vedere, con risparmi sensibili, appagata un’insaziabile sete di conoscenza peraltro frustrata dalla crisi.

Mi spingo più in là, convinto che gli esempi - soprattutto cattivi - abbiano un sicuro seguito. Infatti, dopo il LeggieVendi potrebbe materializzarsi il MangiaeVendi. Uno si compra una bistecca e se avanza un pezzo lo offre scontato - rispetto al prezzo del macellaio o del supermercato - al crocicchio di una via in spazi appositamente approntati dove il Comune potrebbe incassare un plateatico. E così di seguito senza sprecare un grammo.

Ora, se vi interessa, ho disdetto l’appuntamento con lo psichiatra perché la notizia spiega che i sindacati potrebbero aver lanciato l’iniziativa anche con un intento provocatorio nei confronti degli editori e della distribuzione, accusati dagli edicolanti di non tenere in alcun conto i problemi della rete di vendita. E che problemi, se in quindici anni hanno chiuso circa tredicimila edicole (quelle pure - non cartolerie, autogrill, tabaccherie eccetera - sono diciottomila su trentamila circa). Poi leggo che per i sindacati è un’operazione di marketing per dare impulso al mercato delle edicole e avvicinare gli italiani alla lettura. Sulla carta, è il caso di sottolinearlo, l’intenzione è buona. Forse i tempi sono cambiati. Quand’ero connesso solo con la mia adolescenza o poco più, all’edicola leggevo di nascosto qualcosa. C’erano - verso le 18 - le ultime notizie, adesso ci sono solo e sempre notizie.

Dunque, non so se io sia - a sua insaputa - parente della pulzella corazzata ma temo che resteranno solo le edicole che ospitano le immagini di devozione, accolte sui muri delle facciate e adornate di fiori e ceri. Oppure quelle ospitate nelle chiese o nei musei archeologici. Per le altre, ci sono già quelle digitali.

Giuliano Agnolini
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