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INFO@COMUNI - Caldaie e scaldabagni: dal 26 settembre c’è un’eco-rivoluzione Stampa E-mail











30 settembre 2015 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | Da questa data l’Unione europea introduce regole più stringenti sugli standard di efficienza energetica ed etichette sui consumi. Con le nuove tecnologie si ottiene un risparmio energetico del 25-30 per cento, oltre a dimezzare le emissioni nocive.


Europa, 26 settembre 2015. Una data da memorizzare e che segna l’inizio, anche per il nostro Paese, di una vera e propria eco-rivoluzione. E mai come in questa circostanza, il cambiamento si presenta molto ma molto radicale… Infatti, ora le regole dell’Unione europea impongono a caldaie e scaldabagni nuovi standard di efficienza energetica ed etichette sui consumi, come d’altronde si era già verificato per frigoriferi e televisori. La tecnologia, ormai, offre soluzioni in grado di soddisfare esigenze economiche e ambientali capaci, rispettivamente, di consentire risparmi in bolletta e ridurre sensibilmente le emissioni nocive in atmosfera.
Ricordiamo qualche dato. A tutt’oggi, il 60 percento delle 850 mila caldaie vendute in Italia risulta di tipo convenzionale; riscaldamento più acqua calda sanitaria assorbono oltre l’80 per cento dei consumi di energia in un’abitazione moderna. Meglio, quindi, aggiornarsi un po’ lasciando spazio e mercato a caldaie a pompe di calore, caldaie a condensazione, sistemi ibridi, mentre la nuova norma comunitaria prevede lo stop graduale per la vendita di apparecchiature tradizionali, fino al loro esaurimento nei magazzini.
Secondo alcune stime, l’introduzione in Europa delle nuove regole eviterà di consumare ogni anno l’equivalente di 56 milioni di tonnellate di petrolio, creando 238 mila nuovi posti di lavoro. Una svolta epocale, quella contenuta nella Direttiva europea 2005/32/CE soprannominata “Eco-Design”, di cui beneficerà il consumatore. Ad esempio, una caldaia a condensazione, rispetto a quelle tradizionali, fornisce un risparmio energetico del 25-30 per cento, oltre a dimezzare le emissioni nocive. Certamente, gli impianti più efficienti possono essere più costosi ma, sostengono gli esperti, confidando negli incentivi (sgravi fiscali del 65 per cento) nell’arco di 5-6 anni si recupera l’investimento.


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