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DI TUTTO UN PO' 369 - Non perde tempo chi ricorda il tempo passato Stampa E-mail

Come sottofondo musicale ci starebbe bene l’As Time Goes By eseguito al pianoforte da Sam nel bogartiano Casablanca. Appunto, mentre il tempo passa, ogni tanto è utile risvegliare la memoria. Per stimolare la mia, non ci pensa Ilsa (Ingrid Bergman nel film) ma un amico d’infanzia che ha curato un libro sulla storia del mio e del suo paese. Precisazione: come si può notare, la “p” è rigorosamente minuscola per evitare equivoci con la stessa parola ma preceduta dalla maiuscola. Infatti, in questo caso, secondo convenzioni tipografiche ormai traballanti, si farebbe riferimento ad una nazione mentre, qui, ci si immerge in una dimensione - è il caso di dirlo - paesana.

Cesare, questo è il nome dell’amico, ne sa una più del diavolo sulla storia del natio borgo selvaggio (scusami Giacomo, si parva licet…), dalle palafitte in poi, scorribandando tra Visconti, Gonzaga, Scaligeri, dominazioni spagnole, veneziane e napoleoniche, Risorgimento e Guerre Mondiali. Nell’ultimo volume che ha curato compaiono numerose immagini a commento del periodo che va dal 1950 al 1999. E, ad essere sincero, gli rimprovero solo questo: vedendole mi ha fatto commuovere come molti hanno fatto quando Bogart e la Bergman si accomiatano sulla pista dell’aeroporto di Casablanca.

Per il resto, Cesare mi riporta - nella sua introduzione - al 31 dicembre 1949, quando laggiù nella Pianura il paesello contava 8.168 anime. Di queste, il 75 per cento era dedito all’agricoltura, il 16 a commercio e servizi, il 9 occupato nell’industria. Il 47,5 per cento delle famiglie era composto da cinque o più persone. Nel settembre del 1999, la situazione era così cambiata: 10.436 abitanti, addetti all’agricoltura 19 per cento, al commercio e servizi 54, all’industria 27. Il 70,5 per cento delle famiglie contava da due a quattro persone.

Apprendo, inoltre, che il reddito pro-capite del 1950 era (attualizzato) di 2.511 euro e nel 1999 di 14.977. Ora attendo il prossimo volume con l’aggiornamento dell’interessante elenco di dati, sperando nel miglioramento di alcuni di essi senza espormi troppo sui miei desiderata. In ogni caso, il tempo passa e - come foscolianamente titola il volume - resta, almeno, un’eredità d’affetti.

Per non commuovermi troppo lascio a Cesare queste informazioni. Nel 1950, la richiesta di energia elettrica in Italia era di 24.564 GWh, nel 1960 di 54.749, nel 1969 di 107.206, trenta anni dopo di 285.884 e l’anno scorso di 310.535. Caro amico, tutto è cambiato. Ma questa è un’altra storia.

Giuliano Agnolini
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