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PAUSA-ENERGIA
 
Il 2014 [e non solo] dell’Autorità Stampa E-mail
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PUBBLICHIAMO UNA SINTESI DELL’INTERVENTO TENUTO DAL PRESIDENTE DELL’AUTORITÀ
PER L’ENERGIA ELETTRICA IL GAS E IL SISTEMA IDRICO GUIDO BORTONI
NEL CORSO DELLA RELAZIONE ANNUALE SULLO STATO DEI SERVIZI E DELL’ATTIVITÀ SVOLTA







Nel 2014 la domanda mondiale di petrolio è stata ancora in crescita (+0,7 milioni di barili al giorno), raggiungendo i 92,5 milioni di b/g. I Paesi OCSE hanno perso il ruolo di principale mercato, con 45,6 milioni di b/g, contro i 46,1 dell’anno precedente. Per contro l’aggregato degli altri Paesi ha raggiunto i 46,9 milioni di b/g, con un +1,2 milioni di b/g rispetto all’anno precedente. Al loro interno spicca la domanda dell’Asia, che ha raggiunto i 22,5 milioni di b/g, di cui 12,1 rappresentati dalla domanda cinese, aumentata di 0,3 milioni di b/g.
Alla crescita della domanda, l’offerta ha risposto con un aumento più che proporzionale, creando una situazione del tutto nuova, che ha portato alla progressiva riduzione dei prezzi. L’aumento della produzione mondiale (+2,4%), pari in valore assoluto a 2,2 milioni di b/g, è da attribuirsi al ciclo di investimenti realizzato negli anni scorsi, a fronte di alti prezzi del petrolio, e in particolare agli sviluppi della tecnologia di estrazione di greggio non convenzionale negli Stati Uniti che ha messo in difficoltà l’OPEC.
L’evoluzione dei prezzi ha visto una prima parte legata agli schemi degli anni precedenti e una seconda caratterizzata da una brusca frattura al ribasso. Nonostante il manifestarsi di gravissime tensioni geopolitiche (tra Federazione Russa e Ucraina, peggioramento della situazione in Africa e in Medio Oriente, nuovo focolaio di fondamentalismo islamico dell’Isis), dal prezzo medio del Brent di 108,2 $/b del primo trimestre 2014, si è passati ai 76,3 $/b dell’ultimo trimestre 2014. Il 2015 si è aperto con i prezzi del greggio ai minimi degli ultimi anni (47,9 $/b), recuperando a 56 $/b nel mese di marzo 2015.





La domanda mondiale di gas naturale ha registrato nel 2014 una contrazione del 2%, dovuta in particolare al forte calo in Europa (-12% circa), dove la domanda in un anno è calata di 56 miliardi di m3, 117 miliardi dal 2010; il tasso di utilizzo dei terminali di rigassificazione del GNL è sceso sotto il 20%, con le importazioni di GNL che si sono praticamente dimezzate rispetto al picco del 2011, quando avevano superato gli 80 miliardi di m3. Tendenza che ha controbilanciato le positive tendenze registrate in altre parti del mondo: la domanda degli Stati Uniti è aumentata del 2,6% nel 2014, l’Australia ha registrato un +20% circa e la Cina +5,6%, quest’ultima con un ritmo rallentato rispetto agli anni precedenti, ma comunque significativo in un sistema ancora dominato dal carbone.
Al contrario la zona dell’OCSE Europa è stata contraddistinta da un netto calo dei consumi del 10%, a causa della limitata crescita economica e delle condizioni meteorologiche non particolarmente severe. Anche la crescita contenuta della domanda elettrica ha inciso sulla domanda di gas, soggetta, tra l’altro, anche alla forte concorrenza delle fonti rinnovabili. Tra i principali Paesi, Italia e Germania hanno presentato riduzioni a due cifre, rispettivamente -12% circa e -14%, con la Germania in significativa controtendenza rispetto al +10% dello scorso anno.

Nell’area OCSE, dopo la battuta d’arresto dello scorso anno, la produzione è tornata a salire a ritmi superiori al 2%, come già nel 2011 e nel 2012. Nell’Unione europea la produzione interna nel 2014 ha segnato un calo significativo del 6,5%, determinato da una sensibile riduzione nei Paesi Bassi (-19%). Mentre Paesi come gli Usa (+6%) e l’area del Pacifico (+7%) hanno visto una crescita della produzione. Potenziali influenze sul mercato del GNL in Asia sono attese in futuro anche grazie ai recenti accordi tra Cina e Federazione Russa per lo sviluppo di nuovi progetti via gasdotto.
Relativamente all’approvvigionamento di gas da Paesi esterni all’area OCSE, si sono confermati come principali interlocutori la Federazione Russa e la Nigeria (però con quantitativi in riduzione), nonché l’Algeria e il Qatar, con apporti invece in aumento. In particolare, la Russia ha visto diminuire dell’11% le sue esportazioni verso l’Europa, praticamente annullando l’incremento ottenuto lo scorso anno, anche per effetto delle tensioni con l’Ucraina. In totale le importazioni della Russia verso l’area OCSE Europa sono state di circa 51 miliardi di m3 su un totale di 649 miliardi di importazioni.
Nel corso del 2014 i prezzi del gas naturale hanno registrato un trend al ribasso in tutte e tre le aree di mercato (Stati Uniti, Estremo Oriente ed Europa). In Europa i prezzi hanno risentito dell’abbondanza dell’offerta a livello internazionale e del calo della domanda, cui si è aggiunta la pressione nella seconda metà dell’anno del crollo dei prezzi del petrolio. I prezzi del gas sui mercati asiatici, tradizionalmente indicizzati al petrolio e più alti rispetto ad altri mercati, dalla fine del 2014 risultano in progressivo avvicinamento a quelli fissati negli hub europei; in questo contesto, carichi di GNL inizialmente destinati all’Asia sono stati dirottati verso l’Europa. Nel 2014 i prezzi spot europei sono diminuiti del 22% (più dei contratti a lungo termine indicizzati al petrolio).





Nel 2014 rallenta la domanda di carbone in Cina e in altri Paesi emergenti, con uno stop del trend di crescita, tuttavia continua a occupare un posto di grande rilievo nel soddisfacimento della domanda mondiale di energia. Soprattutto in Cina, dove il carbone svolge ancora un ruolo di primissimo piano, si è osservata una riduzione dei consumi, della produzione interna, delle esportazioni e delle importazioni, per la prima volta dopo 14 anni. Anche negli Stati Uniti nel 2014 si è registrata una riduzione della domanda causata da una minore richiesta del settore termoelettrico, legata alla maggiore disponibilità di gas naturale. L’impiego di carbone è invece aumentato ancora in India, che con Stati Uniti e Cina impiega circa 3/4 del carbone per uso termico del mondo.








Nel 2014 oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno, un quarto del totale dell’energia distribuita in termini di volume. Il segmento più dinamico rimane quello della media tensione, il cui tasso di switching è del 28,7%. Consistente lo spostamento dei consumatori domestici verso il mercato libero: l’8,1% nel 2014 ha cambiato fornitore, contro il 7,4% del 2013.
In totale i clienti domestici sul mercato libero sono il 28,3%, contro il 24% del 2013. Per i domestici il mercato libero presenta però prezzi medi più elevati rispetto alla ‘tutela’, con un differenziale rilevante (+19% circa per quanto riguarda la sola componente ‘materia prima energia’); per i clienti non domestici in bassa tensione (negozi e piccole imprese) il mercato libero risulta invece più conveniente (-4,5%). La domanda di elettricità ha conosciuto un nuovo calo del 3% circa, leggermente inferiore al -3,4% registrato nel 2013. I consumi di energia elettrica infatti sono passati dai 318,5 TWh del 2013 ai 309 del 2014. Una lieve flessione del numero di clienti domestici (-0,3%) ha comportato una consistente diminuzione dei prelievi (-4%), mentre per quanto riguarda gli utenti non domestici unità e consumi sono calati di pari passo (oltre il 2%).


Anche nel 2014 i consumatori domestici italiani con consumi medio-bassi (fino a 2.500 kWh/a) hanno pagato prezzi dell’energia elettrica inferiori a quelli mediamente praticati nell’Unione europea e nell’Area euro, sia al netto, sia al lordo delle imposte e degli oneri. I prezzi per le restanti classi di consumo sono invece superiori. Per la prima classe di consumo (< 1.000 kWh/anno), i prezzi italiani risultano inferiori del 16% sia al netto, sia al lordo delle imposte rispetto all’Area euro. Per la seconda fascia (1.000-2.500 kWh/anno), che insieme alla classe successiva è quella nella quale si concentra gran parte delle famiglie italiane, i prezzi al netto delle imposte sono inferiori dell’8% rispetto alla media dell’Area euro; la differenza sale al -9% conteggiando le imposte. Per le fasce di consumo superiori i prezzi italiani risultano al contrario più alti della media dell’Area euro. In particolare, il prezzo al netto delle imposte per la classe di consumo intermedia (2.500-5.000 kWh/anno) è più alto del 9% rispetto alla media dell’Area euro, e del 10% al lordo delle imposte. Il confronto con i principali Paesi europei al lordo delle imposte, per tutte le fasce di consumo, mostra ancora una volta la progressività dei prezzi italiani, non presente in altre esperienze estere. Al netto della prima classe di consumo, il prezzo italiano risulta via via più elevato, mentre negli altri Paesi rimane relativamente costante o diminuisce. L’Italia continua a distinguersi anche per la progressività della componente fiscalità e oneri, diversamente da quanto accade in Europa nei principali Paesi.
Al contrario, i prezzi per i consumatori industriali sono superiori a quelli dell’Area euro per tutte le classi di consumo, con differenziali intorno al 25% al lordo delle imposte (con l’eccezione della classe a maggiori consumi, che registra un +11%) e una situazione più variegata al netto, con differenziali più elevati (compresi tra il 20 e il 28%) per le categorie intermedie e quelli più bassi (+14 e +11%). Tuttavia la crescita dei prezzi è stata inferiore rispetto ad altri Paesi e alla media dell’Area euro.




Nel 2014 risulta ancora in calo la produzione nazionale lorda, scesa a 278 TWh, in diminuzione del 4,2% rispetto al 2013. La produzione nazionale ha coperto una quota del fabbisogno complessivo nazionale dell’86%. Sulla produzione lorda 2014 ha inciso anche l’aumento delle importazioni nette, che hanno assicurato una quota del fabbisogno complessivo del 14%, contro il 13% dello scorso anno, nonostante un aumento rilevante anche delle esportazioni (3 TWh, pari ad un +37,3%).
La produzione lorda da rinnovabili nel 2014 è aumentata da 112 a 119,3 TWh (+7%), soprattutto per l’ulteriore aumento della produzione fotovoltaica. La quantità di energia elettrica da rinnovabili incentivata ha superato i 64 TWh, per un costo nel 2014 di circa 12,7 miliardi di euro, di cui circa 12 miliardi coperti tramite la componente A3 della bolletta.
In parallelo nel 2014 la quantità di energia elettrica acquistata nel Sistema Italia è stata pari a 282 TWh, in calo del 2,5% rispetto al 2013 (289,2 TWh), prolungando così il trend decrescente avviato dal 2010 e raggiungendo il minimo storico dalla partenza del mercato. In diminuzione anche gli scambi di Borsa, scesi sui 186 TWh a fronte dei 207 TWh raggiunti nel 2013 (-10%). La riduzione degli acquisti di Borsa riflette sia una ulteriore contrazione degli acquisti dell’Acquirente unico (25 TWh, -6%), sia una più intensa riduzione da parte degli operatori diversi dall’Acquirente unico (91 TWh, -11%). In ripresa, viceversa, la domanda sottostante i bilaterali, salita a 96 TWh (+17%).


Si conferma il trend già rilevato negli anni passati, che evidenzia una crescita significativa del numero di operatori, molti di piccole dimensioni, che vendono energia elettrica sul mercato libero: sono 450 contro i 386 del 2013. Nell’intero mercato della vendita finale Enel ed Edison si confermano i due gruppi principali: nel 2014 hanno venduto rispettivamente 84,2 TWh (34,1% del totale, era il 34,8% nel 2013 ) e 20 TWh (l’8,1% circa). Per quanto riguarda la distribuzione, Enel resta il primo operatore con la quota dominante dell’85%, gli altri operatori viaggiano su quote uguali o inferiori al 4%. La riduzione netta delle vendite sul mercato libero registrata nel 2014 (-3,6TWh, su un totake di circa 186 TWh) è principalmente dovuta al calo registrato dagli operatori più grandi (-14,6%), in parte controbilanciata dagli aumenti per gli operatori medio-grandi (cioè quelli con vendite complessive tra 5 e 10 TWh).

Nel 2014 il consumo interno lordo di gas è diminuito di altri 8 miliardi di m3, scendendo a 61,9 miliardi di m3, dai 70,1 del 2013 (-11,6%). Con quest’ultima riduzione, la quarta consecutiva, i livelli di consumo lordo sono tornati ai valori rilevati tra il 1997 e il 1998. Coerentemente agli andamenti climatici ed economici, si è registrata una marcata diminuzione dei consumi civili (-17%) e di quelli per la generazione termoelettrica (-14,1%); in calo anche gli usi industriali (-2,1%). L’unico comparto in crescita è quello dell’autotrazione, aumentato del 6%, superando per la prima volta 1 miliardo di m3.
Le importazioni di gas nel 2014 si sono ridotte di un altro 10%, scendendo a poco meno di 56 miliardi di m3, dai circa 62 del 2013. In calo del 7,6% anche la produzione nazionale (circa 7 miliardi di m3 in totale, l’11,5% del fabbisogno). Poiché il calo nelle importazioni è stato inferiore a quello dei consumi, nel 2014 il livello di dipendenza dall’estero è risalito al 90,1%, dall’88,4% registrato nel 2013.
Il peso della Russia tra i Paesi che esportano in Italia è ulteriormente cresciuto, raggiungendo il 47% delle forniture (26,2 miliardi di m3), quasi la metà dell’intero approvvigionamento estero italiano. Con una quota del 12,3% l’Algeria ha conservato la seconda posizione (6,8 miliardi di m3), seguita e quasi raggiunta dalla Libia con l’11,7% (6,5 miliardi di m3). Seguono poi il Qatar con l’8% (4,5 miliardi di m3), l’Olanda con il 7% circa (3,9 miliardi di m3), la Norvegia con il 5% (2,8 miliardi di m3) e altri Paesi con il 9% (5,1 miliardi di m3).
Nel dettaglio, le importazioni dall’Algeria, già lo scorso anno in forte riduzione, nel 2014 si sono sostanzialmente dimezzate (-5,9 miliardi di m3, -46%). Penalizzato da prezzi elevati come quello algerino, anche il GNL proveniente dal Qatar è diminuito di un altro 13% (che segue il -14% registrato nel 2013), vale a dire di 650 milioni di m3.
Diminuzioni in parte compensate dai maggiori flussi dalla Russia (+2,6 miliardi di m3), dalla Libia (+0,8 miliardi di m3), ma anche da Olanda (+2,2 miliardi di m3) e Norvegia (+0,5 miliardi di m3).



Nel 2014 il 6,2% dei clienti domestici ha cambiato fornitore, erano il 5,5% nel 2013, in costante aumento dal 2009 (ad eccezione del 2012). Il totale dei clienti gas civili (domestici più terziario) sul mercato libero è del 31,9% (su un totale di circa 21 milioni di clienti, erano il 25% nel 2013), il 28% circa per quanto riguarda i soli domestici. In termini di prezzi, per i clienti domestici e i condomini uso domestico il servizio di tutela appare più vantaggioso. Per le attività di servizio pubblico, commercio e altri servizi risulta invece più conveniente il mercato libero.
In leggera crescita il numero di venditori sul mercato della vendita finale (+4 unità), raggiungendo i circa 400 operatori, pur in presenza di un calo dei volumi complessivi venduti di circa 10 miliardi di m3. Anche nel settore gas, come nell’elettrico, i nuovi venditori sono soprattutto piccoli operatori.







Nel 2014 i prezzi del gas per i consumatori domestici italiani risultano più alti della media dei prezzi dell’Area euro per tutte le classi di consumo, al netto e al lordo delle imposte, a eccezione del prezzo netto per la classe a maggiori consumi (oltre i 5.253 m3/anno), che risulta inferiore del 2%.
Per la prima fascia di consumo (sotto i 525,36 m3/anno) i differenziali sono molto ridotti, rispettivamente +1% al netto e +2% al lordo delle imposte. Per la fascia di consumo intermedia (525,36-5.253,6 m3/anno) i differenziali risultano pari a +6% e +15%.
Rispetto allo scorso anno, a fronte di un peggioramento per la prima classe di consumo (i divari erano infatti del -6% al netto e del -4% al lordo) si assiste però ad un miglioramento per le altre due classi di consumo, passate da un +17/18% a un +15% dei prezzi lordi. I prezzi italiani al lordo delle imposte per i consumatori domestici appartenenti alla seconda e alla terza fascia di consumo sono infatti diminuiti di più dei prezzi dell’Area euro, grazie soprattutto alla positiva dinamica dei prezzi netti (-2,2% e -6,7%.). Al contrario, per la prima fascia sono cresciuti sensibilmente di più, sia al netto, sia al lordo (intorno al 10%).
Il peso della componente fiscale italiana sul prezzo netto è il più elevato tra quelli dei principali Paesi europei. Se nella prima classe di consumo appare poco distante dalla media dell’Area euro (33% contro il 31,6%, sostanzialmente come nel 2013), è nelle classi più elevate che mantiene valori nettamente superiori: nella classe intermedia risulta intorno al 50% e nella classe più elevata raggiunge il 68,7%, contro una media, rispettivamente, del 38% e del 43,4% dell’Area euro.
Come in passato, i prezzi del gas per i consumatori industriali sono più alti della media dell’Area euro per i consumi più bassi (fino a 263.000 m3/anno), mentre per i consumi più elevati i prezzi sono più convenienti. Il differenziale è del +16% per la prima classe di consumi (minori di 26.000 m3/anno) e del +5% per la seconda (tra 26.000 m3/anno e 263.000 m3/anno). Per le altre classi il differenziale negativo è invece compreso tra il -10% e il -13%.
Tenuto conto però che i prezzi netti, sia pure con qualche distinguo, appaiono sostanzialmente in linea con quelli degli altri Paesi, le differenze sono da imputare alla componente fi- scale. L’incidenza fiscale è infatti particolarmente elevata per le prime due classi, 48,3% e 40%, contro un 33% circa per l’Area euro. Di converso, per le classi a maggiori consumi l’incidenza della componente fiscale italiana scende in maniera decisa, fino a toccare il 9,7% dell’ultima classe, contro un corrispondente valore per l’Area euro del 26,4%.
Le condizioni per i clienti industriali italiani appaiono però in miglioramento, in quanto nel 2014 si è assistito sia a una riduzione dei differenziali positivi rispetto al 2013, sia a un ampliamento di quelli già negativi. A ciò ha contribuito una diminuzione dei prezzi netti superiore a quella dell’Area euro in tutte le classi di consumo.


Con un metodo per la prima volta omogeneo in tutta Italia sono state approvate le tariffe 2014-2015 per 1.736 gestioni che interessano circa 49 milioni di italiani, l’83% della popolazione del Paese. Considerando il dato complessivo delle tariffe approvate, la variazione media rispetto all’anno precedente è del +4,1% nel 2014 e del +4,5% nel 2015. A fronte di questi aggiornamenti sono stati attivati investimenti per circa 5,5 miliardi di euro per il periodo 2014-2017, che presuppongono interventi corrispondenti all’intera dotazione infrastrutturale preesistente al 2013. Inoltre, rispetto al dato consuntivato nel 2012, nel solo 2015 si registra un incremento del 55% degli stessi investimenti.
I dati raccolti in relazione alla qualità contrattuale hanno evidenziato livelli delle prestazioni molto differenziati a livello nazionale, evidenziando casi di eccellenza e di estrema difficoltà nel rispettare quanto previsto dalle carte dei servizi. Al riguardo, l’Autorità ha già pubblicato due consultazioni e si accinge, entro la fine dell’anno, a introdurre una regolazione uniforme sul territorio nazionale.
Quanto all’assetto organizzativo del settore - su cui il DL Sblocca Italia prevede che l’Autorità relazioni alle Camere - tutte le Regioni hanno provveduto a delimitare gli ATO, evidenziando un trend positivo verso l’ambito unico regionale (10 regioni), anche se non è ancora stata raggiunta l’auspicata omogeneità a livello nazionale. In 5 regioni (Liguria, Lombardia, Veneto, Marche e Campania) si riscontra poi la presenza di ambiti di dimensione inferiore al territorio delle province o città metropolitane, suggerendo ulteriori approfondimenti in ordine alla conformità al quadro normativo.
In relazione al completamento del processo di costituzione degli Enti di governo dell’Ambito, in 6 regioni (Lazio, Campania, Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia) si riscontrano ancora elementi di potenziale criticità, pur essendo in corso, in alcuni contesti, iniziative volte al loro superamento. Per quanto riguarda i casi di mancato affidamento del Sistema Idrico Integrato al gestore d’ambito - la normativa ne obbliga il passaggio entro il 30 settembre 2015, pena l’attivazione di poteri sostitutivi - riguardano 15 ATO distribuiti in 8 regioni. Numerose sono infine, pur in un quadro di graduale razionalizzazione, le porzioni di territorio nazionale che non sono ancora servite, per uno o più servizi, dal gestore affidatario, in ragione della presenza di gestori salvaguardati o di resilienti gestioni in economia.

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