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Contatori, basta con fumosità e freni all’innovazione Stampa E-mail
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di Roberto Napoli | Politecnico di Torino



Che il mondo della distribuzione covasse al suo interno qualche peccatuccio nei rapporti con la clientela era largamente immaginabile, se non altro per similitudine con tanti altri settori del Paese. Però un conto è intuire, un altro conto è inanellare indizi e riscontri che sostanziano i sospetti.
La novità arrivata in prossimità delle ferie è che l’Antitrust ha messo sotto tiro i più grossi venditori di energia elettrica per comportamenti non proprio angelici, che spaziano da fatturazioni emesse sulla base di consumi presunti a superconguagli fantasiosi, comportamenti maramaldeschi con distacchi di forniture e penalizzazioni, e così via. Il malloppo non è irrilevante. Si parla di 500.000 reclami sulle bollette, con un forte incremento da quando sono stati installati i contatori elettronici. [...]











Come si usa dire in questi casi, vale il principio della presunzione d’innocenza, per cui aprire indagini e fare ispezioni, come lodevolmente ha fatto l’Antitrust, non significa dimostrare colpevolezze. Epperò non si fa nessun peccato a pensare che qualcosa non torni. Anzi, le sensazioni che le magagne non siano poche hanno qualche fondamento.
Il mondo dei contatori elettronici, adesso nobilitati in smart meters, è invero un mondo con molte singolarità, sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista commerciale.
Chiunque abbia un minimo d’esperienza in operazioni di collaudo sa benissimo che, per verbalizzare misure che abbiano valore, occorre precisare gli strumenti utilizzati ed esibire i relativi certificati di taratura, che scadono periodicamente. Il motivo è chiaro: i dispositivi elettronici sono soggetti a derive, per diverse cause, per cui in assenza di una taratura periodica le misurazioni non sono credibili. Anche per una misura così banale come quella di una resistenza di terra occorre sottoporre lo strumento di misura a taratura periodica presso organi certificati.


Genera quindi sconcerto che solo lo smart meter, nonostante la sua grande complessità interna e la sua valenza fiscale, non abbia bisogno di verifiche periodiche o di tarature. Tutti gli altri strumenti di misura, dal più banale di misurazione elettrica agli autovelox, dalla bilancia del droghiere alla pompa di benzina, hanno bisogno di una taratura e di qualche controllo periodico.
La spiegazione di questo fenomeno, che fa del contatore elettronico una meraviglia con un’affidabilità senza pari, non sta evidentemente in chissà quale diavoleria tecnica. Non esistono strumenti perfetti, che oltretutto si mantengano perfetti per anni senza un minimo di manutenzione. È contro le leggi della natura.[...]

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