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DI TUTTO UN PO' 367 - Che condizione! Mi condiziona il condizionatore Stampa E-mail

Che caldo. Non passa, nemmeno a cantare Ma Che Freddo Fa. Nada. La città sembra muoversi più lenta, c’è solo la cappa e non la spada per farsi largo nella vita come nel traffico. Noto che negli stalli delle biciclette gentilmente messe a disposizione del Comune, molti destrieri di metallo se ne stanno lì, senza cavalieri e amazzoni che in altri momenti con i loro muscoli fanno da biada alla rotante velocità.

Si vedono alcuni cappelli di paglia, un tocco di eleganza non si sa se dettano da revival del gusto o da pura e semplice necessità elioriparante. Tante unghie colorate creano contrasti, forse indesiderati, con il rosso gonfiore dei piedi o qualche problema di circolazione (non stradale).

Che caldo. Come un dozzina d’anni fa. Pochi anni dopo la dozzina di anni fa, trascorsi l’estate con le t-shirt a maniche lunghe tanto faceva freschino. Poi, ritornò il caldo. Questo, magari, dà un po’ di ossigeno (anche se manca nell’aria) a qualche settore dell’economia. Acqua, gelati, angurie, bibite si vendono a tutto spiano. Bevete tanto! Mangiate tanta frutta! Sì, al mercato un chilo di pesche (discrete) va a 2,5 euro (quattro pezzi) e se devo essere sincero la meloneria lascia un po’ a desiderare. Visto e sentito il sapore, sembra che sia l’unica entità che abbia visto ultimamente la pioggia, avendo il gusto d’acqua.

Volevo mangiare qualcosa di italiano e serve tanta pazienza per trovare qualcosa che non sia straniero. Infatti, gli agricoltori italiani guadagnano una miseria e sradicano i pescheti (non solo). Trovo più delirante degli effetti prodotti dal caldo, il fatto che si importi persino l’aglio. Su questo terreno ho ingaggiato una battaglia. In un posto lo trovo targato Spagna, in un altro Cile, per fortuna non imbatto in quello cinese anche se c’è in giro. Non desisto e al terzo tentativo lo trovo di Ferrara, anche se non sarebbero male i DOP del Piacentino e del Polesine.

Mi chiedo, nell’era della globalizzazione, considerando le dimensioni delle confezioni, ma quanti container di aglio bisogna importare per renderne proficua la commercializzazione? O arriva in valigia? Torno sudatissimo dalla caccia, mi rosolerò qualche spicchio insaporendo qualcosa. E il tutto sarà più gustoso perché sono al fresco. Il climatizzatore funziona e bene. A volte mi assale un’euforia da scampato pericolo. Sono in strada, il caldo mi fa star male, ma so che a casa sarà tutt’altra cosa, quasi mi trovassi in un rifugio antiaereo o al riparo dalle tante sciocchezze che ascolto. Sì, tiro il fiato. Lodo la tecnologia refrigerante che mi dà salute e che scarico fiscalmente.

Dovrei essere felice ma non è così. La gradevole temperatura domestica mi fa anche ragionare. Infatti, sono egoista: io sto bene con il clima e gli altri stanno male se non hanno lo split. Io, dentro casa, respiro bene mentre l’unità esterna soffia aria calda mangiando kWh. Mi faccio i fatti miei? Che m’importa se fuori dalla finestra si soffoca? Sono complice del global warming? Parafrasando W.H. Auden, la verità, vi prego, sul calore.

Giuliano Agnolini
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