Barile in ribasso se OPEC e majors trovano un accordo |
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di Vittorio D’Ermo
Al traguardo dei primi cinque mesi del 2015 il panorama petrolifero internazionale continua a mostrare evidenti segni di discontinuità con il recente passato. Il livello dei prezzi, nonostante alcuni tentativi di rialzo, sostenuti dalla speculazione, continua a rimanere sensibilmente inferiore a quello della prima metà del 2014, pur in presenza di una situazione geopolitica tremendamente deteriorata e ancora ricca d’incognite.
I focolai di tensione si sono moltiplicati sia in Nord Africa sia all’interno della stessa Penisola arabica che continua ad essere il più grande forziere petrolifero del mondo. Nonostante questa situazione di incertezza, il mercato petrolifero sembra quasi isolato in una sua dimensione dominata da un prolungato squilibrio tra domanda e offerta, che cresce ancora più rapidamente, determinando un aumento delle scorte in ogni parte del mondo.
Due le principali cause di questa eccezionale congiuntura: da un lato, la crescita della produzione petrolifera americana che, nonostante alcuni segnali di incertezza, è aumentata sino a superare ampiamente i nove milioni di barili giorno; dall’altro l’abbandono da parte dell’OPEC della politica di swing producer e quindi di controllo dei prezzi. Il successo dei produttori indipendenti americani è stato favorito da un insieme di fattori che vanno dai progressi tecnologici, agli alti prezzi del petrolio sino alla prima metà del 2014, alla politica di bassi prezzi del denaro praticata dalla FED per favorire lo sviluppo dell’economia americana.
Questo fatto nuovo ha spiazzato l’OPEC non abituata a vedere aumenti di offerta così consistenti in così poco tempo. Bisogna infatti andare indietro sino all’epoca dello sviluppo del Mare del Nord per trovare qualcosa di simile.
La contromossa è stata però adeguata alla sfida. [...]
©nuovaenergia
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