di G.B. Zorzoli
Dieci anni fa la Cina soddisfaceva con fonti domestiche il 94 per cento della propria domanda energetica, pari a 1.601 Mtep. Sempre nel 2005 il PIL cinese aveva raggiunto 2.300 miliardi di dollari, con un incremento del 9,9 per cento sul 2004, confermando un tasso di crescita che, a partire dagli Anni ‘80, era stato sempre superiore al 9 per cento. Il carbone contribuiva per circa il 70 per cento al bilancio energetico (80 per cento nella produzione elettrica), il petrolio per poco meno del 20, l’idroelettrico per il 6, il gas per il 3, il nucleare per l’1 per cento.
Attualmente la crescita del PIL cinese è calata al 7 per cento, confermando il trend decrescente degli ultimi anni, ma nel 2014, a parità di potere di acquisto, ha superato quello americano. Nel 2013, ultimo anno per cui si dispone di dati completi, la domanda energetica era salita a 2.852 Mtep (più 78 per cento in otto anni!). Il contributo percentuale del carbone è in fase calante. Nel 2014 il consumo di carbone è diminuito dell’1,6 per cento (per la prima volta dopo il 1997), malgrado il PIL sia cresciuto del 7,3 per cento e la produzione elettrica del 4. Inoltre, secondo valutazioni non ufficiali, nei primi quattro mesi del 2015, i consumi di carbone sono scesi in Cina dell’8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2014.
Il Quotidiano del Popolo del 7 maggio scorso ha comunicato che, per ridurre la sovraccapacità nella produzione di carbone, nel 2015 si chiuderanno 1.254 miniere. Mentre ormai il contributo del carbone al bilancio energetico sta scendendo sotto il 65 per cento, è in crescita quello del petrolio (20), del gas (5), dell’idroelettrico (8) e delle nuove rinnovabili (più dell’1), mentre è costante il nucleare (1 per cento). Queste variazioni percentuali possono sembrare lievi, ma non lo sono, se rapportate alla crescita della domanda. Nel 2015 il consumo di petrolio sarà 3,7 volte quello del 1996 e di quasi il 60 per cento superiore al 2005, mentre la crescita della produzione interna rimane relativamente contenuta. Nel 2014 la Cina, consumando 10,7 milioni bbl/g di petrolio (più 4 per cento sul 2013), è diventata per la prima volta - con 6,1 milioni bbl/g - il più grande importatore del mondo. [...]
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