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Valotti: “Utility? Una tradizione aperta al rinnovamento” Stampa E-mail
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IL PRESIDENTE DI UTILITALIA


di Dario Cozzi

Giovanni Valotti
È per me una sfida professionale davvero stimolante quella di accompagnare il sistema associativo in questa fase di grande cambiamento”.
Sono state queste le prime parole pronunciate da Giovanni Valotti, presidente Utilitalia (l’associazione delle imprese dei servizi pubblici locali, nata recentemente dalla fusione di Federambiente e Federutility) in occasione del suo insediamento.

Nuova Energia
lo incontra oggi per capire in che cosa consiste il cambiamento e come si giustifica il termine grande.



“Il cambiamento - ammette Valotti - viene da fuori, da un sistema sociale ed economico mutato in questi anni, da uno scenario politico che punta alla disintermediazione, da nuovi assetti di governance del territorio nazionale e da un’Europa che acquista sempre più significato, specie sui temi energetici e ambientali. Con la presidenza di Federutility ho proposto un cambiamento; più che una sfida, si è trattato dell’evoluzione del sistema associativo verso obiettivi già affrontati dalle nostre aziende associate: aggregazioni, aumento delle dimensioni, efficienza ed economie di scala”.
“La fusione tra Federutility e Federambiente, con la nascita di Utilitalia, va proprio in questa direzione: interpretare e tradurre questo grande cambiamento in un’occasione di sviluppo e innovazione, per un comparto industriale che rappresenta un valore sociale e un fattore di attrattività dei nostri territori
”.



A proposito, la presenza delle utility sul territorio italiano è storicamente capillare. Qualcuno, però, sostiene che sono troppe e ne auspica il ridimensionamento con fusioni o aggregazioni. Più facile a dirsi che a farsi...

**L’esperienza della municipalizzazione - a partire dai primi anni del Novecento - si è accompagnata a processi di sviluppo e democratizzazione delle nostre città, segnando un elemento di modernità assoluto in quegli anni.
Oggi quell’esperienza è ancora importante, ma è chiamata ad un rinnovamento. Consolidare questa tradizione oggi significa aprirsi alla condivisione, sperimentare percorsi industriali fatti di sinergie, ottimizzazione dei costi e massimizzazione degli investimenti, nell’interesse dei cittadini.



Le utility sono pronte per la sfida?
**Sì, e contrariamente a quanto accade di solito nel nostro Paese, hanno proceduto in modo quasi autonomo e volontario ad aggregazioni industriali, fusioni e ampliamenti territoriali. L’obiettivo perseguito è quello dell’incremento della competitività al servizio dei cittadini: la scala è importante, ma obiettivi di efficientamento e standard di qualità elevati non sono incompatibili con modelli di sviluppo che salvaguardino l’identità e promuovano percorsi di sviluppo di molte imprese esistenti.
Osservo tuttavia che - nonostante i grandi processi innescati a metà degli Anni ‘90 che hanno portato alla creazione di aziende più grandi - il vero salto di qualità si realizzerà a partire da strumenti normativi e fiscali adeguati, da una volontà politica coerente e da un complessivo disegno industriale.



Quanto è difficile conciliare le esigenze di spending review e razionalizzazione dei costi con la necessità di non penalizzare il servizio ai cittadini? Oltretutto, il Patto di Stabilità ha messo in difficoltà alcuni Comuni azionisti di utility.
** Sono domande cui potrebbe rispondere con competenza uno qualsiasi dei nostri sindaci. Rinnovare il concetto di “municipalizzazione” è un’esigenza; conciliare produttività ed esigenze sociali è la sfida. Non è un segreto che i nostri sindaci-azionisti siano in equilibrio tra gestione del consenso (tariffe basse) e bisogno di risorse (utili generati dalle imprese partecipate).
Il modello italiano degli affidamenti - derivato dalle normative UE, ma a volte eccessivamente rinforzato dalla legislazione nazionale - può senz’altro garantire entrambi gli obiettivi, a patto che si rinunci una volta per tutte all’uso di una strumentazione amministrativistica per le nostre imprese industriali.



Ovvero?
**Un’azienda energetica o ambientale non può congelare investimenti in innovazione per rispettare il Patto di Stabilità interno. Il vincolo economico-finanziario finisce col tradursi in un peggioramento dei servizi o danno ambientale.
Liberare le utility dalle obbligazioni della pubblica amministrazione significa espanderne il carattere industriale e quindi la profittabilità per i suoi azionisti, in primis quelli pubblici.


             
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“The merger between Federutility and Federambiente that gave birth to Utilitalia stems from the need to embrace
the current change and turn it into an opportunity for development and innovation for an industrial sector that provides social value and attractiveness to our territory”.
Nuova Energia issue number 3|2015’s cover story features an interview with Giovanni Valotti. “Utility companies have risen to the challenge already - adds the Chairman of Utilitalia - and they have implemented industry aggregations, mergers and territorial expansions almost fully independently and voluntarily. However, I can’t help but notice that despite the huge processes that were set
in motion in the mid 90’s giving rise to larger companies, the real leap in quality will only stem from appropriate regulations and tax schemes, consistent political will and an overall industrial plan”.
“The current downturn in the energy sector - he adds -
does not only make foreign companies flee Italy, but is also critical for all Europe, where the crisis in demand strongly requires an answer. In the current scenario, however, multi-utility companies have never backed up, even in the most negatively affected sectors. Since 2008 to date, we have responded with diversification and innovation in production whenever possible, even including with investments and preserving with all available means every single job”.
As for today’s hottest topics, water and waste, he
does not lack confidence: “We have seen a renewal of commitments by the Government, that has now taken on the responsibility to spend the structural funds allocated for building treatment plants and has provided for optimal use of waste-to-energy plants in those regions that still lack suitable facilities”.
But it’s right waste to energy plants that are calling for a real change, not only in our mindset. “This issue has to be tackled transparently and consistently, including if necessary with a collective quantum leap. We could say that the biggest reason for conflict sometimes lies in the fact that there’s a certain kind of politics that surrenders too easily in order to gather consensus”.
And his closing tweet is dedicated to… Pope Francesco, whom he thanks for having stood up
for the environment and environmental protection in his encyclical letter Laudato si'.
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La maggior parte delle società straniere che negli anni scorsi ha investito in Italia nel settore energy sembra oggi pronta a fare le valigie. Come stanno reagendo le (ex)municipalizzate a questo scenario?
**Certo non con il disimpegno, anche nei settori di maggiore sofferenza come quello della produzione energetica. È in atto un riassetto complessivo verso un nuovo market design, che tenga conto della generazione diffusa, delle rinnovabili e di una rete bidirezionale. La contrazione del settore energetico non è solo una fuga delle imprese straniere dall’Italia, ma una criticità per tutta l’Europa, cui spetta una risposta alla crisi della domanda, in particolare del settore industriale.
Le aziende di Utilitalia stanno facendo la loro parte valorizzando quel fortissimo radicamento territoriale, quel legame “antico” che le caratterizza e che ha consentito loro di svolgere una funzione anticiclica rispetto la crisi economica. Dal 2008 ad oggi abbiamo reagito diversificando e innovando le produzioni laddove possibile, addirittura effettuando investimenti e salvaguardando con tutti gli strumenti ogni singolo posto di lavoro.



Come valuta il rapporto con l’Autorità?
** È un interlocutore qualificato e affidabile, che ha mostrato indipendenza e autorevolezza riconosciutale sia dagli operatori sia dai consumatori. L’ulteriore liberalizzazione attesa nel settore energetico rinnoverà non solo il mercato interno ma anche il ruolo dell’Autorità, perché parte delle funzioni di controllo saranno naturalmente svolte dalla maggiore competizione tra le imprese.
Nel comparto idrico, il ruolo dell’Autorità - che speriamo possa allargarsi anche ai servizi di igiene urbana - è stato essenziale, stabilizzando il sistema tariffario e sanzionando condotte inefficienti.



Dall’inizio dell’anno le utility registrano un positivo andamento in Borsa. Come si spiega, a fronte di una riduzione dei consumi di elettricità e gas?
**In realtà l’andamento in Borsa delle utility non è un elemento nuovo. Possono cambiare i volumi, ma le tendenze - sulla lunga distanza - sono stabili o crescenti, come è naturale che sia. Non si parla di titoli speculativi a grande volatilità, ma di titoli industriali che hanno dietro una sostanziosa economia industriale, fatta di impianti, di lavoratori, di servizi erogati tutti i giorni dell’anno.
La poca o nulla correlazione tra la riduzione dei consumi e irisultati di Borsa - se letta in controluce - conferma quello che diciamo da tempo: le bollette hanno un’enorme componente fiscale. Il consumo del cittadino - specialmente nelle tariffe residenziali - non influisce in maniera così forte sull’importo della bolletta stessa (e sul flusso di cassa per l’azienda), non è certo determinante nel valore intrinseco del titolo in Borsa..



Alcuni operatori, anche grandi player, stanno proponendo offerte di vendita di energia a clienti finali allo stesso prezzo del mercato all’ingrosso. È dumping? Follia? Come si spiega...
**Quando le leve per competere sono poche e il prezzo assume un ruolo secondario, si può anche decidere di ridurre drasticamente il proprio margine, pur di garantire un certo volume di clienti o di copertura di segmenti di mercato. È chiaro che si tratta di meccanismi applicabili con maggior facilità da soggetti di grandi dimensioni, in grado di attutire con le percentuali l’effetto di riduzione dei ricavi.
Non potendo giocare sul prezzo come forte leva di concorrenza, subentra la complessità del rapporto con il cliente, i servizi accessori, le strategie di fidelizzazione, la valorizzazione del profilo utente.
Quello che è avvenuto in passato per le telecomunicazioni, con la lotta tra gestori a colpi di ribasso delle tariffe, non è pensabile nel mondo dell’energia. Non lo era fin dall’inizio della liberalizzazione...



Acqua e rifiuti. Quest’ultimo è un settore maggiormente mediatico rispetto al primo. Entrambi attendono soluzioni di taglio europeo. O continueremo ad essere sanzionati?
**Occorre uscire dalla logica dell’emergenza, superare le infrazioni comunitarie per il mancato trattamento dei reflui urbani e chiudere il ciclo integrato dei rifiuti. In generale, abbiamo colto un rinnovato impegno del Governo, che ha assunto su di sé la responsabilità di spendere i fondi strutturali destinati alla realizzazione dei depuratori e ha previsto l’ottimizzazione nell’uso dei termovalorizzatori per quelle Regioni che sono prive di impianti adatti. Insomma, l’iter è in corso, ma per uscire dall’emergenza e avviarci su regimi ordinari e sostenibili è necessario l’impegno di tutti per non lasciare sulle spalle delle prossime generazioni un debito ambientale insostenibile. Sembra ci sia una convergenza mondiale su questo e - forse - il prossimo vertice di Parigi sul clima potrebbe essere uno degli appuntamenti importanti.



Perché in Italia la parola termovalorizzatore fa ancora così paura?
**È una questione culturale che va affrontata con trasparenza e coerenza, magari anche con un salto evolutivo collettivo. Diciamo che l’elemento di maggiore conflitto risiede talvolta nella cedevolezza di certa politica alle ragioni del consenso.



Efficienza energetica. Un leitmotiv per molti. E per una utility?
**Un obiettivo industriale, che coniuga risparmio e innovazione. L’impegno di Utilitalia e delle nostre associate su questo fronte è convinto e costante, perché è nel nostro dna offrire ai territori strategie di innovazioni e di tutela ambientale. Il salto culturale sta nel capire che si tratta di importanti attività economiche. Un investimento in efficienza energetica si ripaga da solo, in un numero breve di anni.
Le nostre aziende - così presenti capillarmente - potrebbero svolgere una funzione coordinata di supporto a tutta la pubblica amministrazione per l’efficienza energetica negli immobili di proprietà pubblica. Per questo sarà necessaria una presa di coscienza del Legislatore. Occorre stabilire quali e quanti edifici e strutture pubbliche siano da sottoporre ad efficientamento in modo obbligatorio per rispettare le scadenze UE; creare regole per una corretta competizione tra i soggetti che potrebbero operare negli interventi; stabilire - con il contributo, ad esempio, dell’AEEGSI - quale sia il corretto rapporto tra gli investimenti e la remunerazione spettante a chi interviene.



Ultimamente è tornata alla ribalta la banda ultra larga. Come intende muoversi Utilitalia?
**Si tratta di un tema da tempo al centro della nostra attività associativa, con utility che presidiano il comparto, investono e offrono soluzioni a cittadini e pubbliche amministrazioni. Come sistema di imprese abbiamo affrontato il tema dell’ICT, dello sviluppo della banda, del digital-divide, già nei primi anni 2000, quando alla gestione liberalizzata della telefonia si Giovanni Valottiaggiungeva il tema del trasferimento dati, del cablaggio delle città, dell’ultimo miglio e dei cosiddetti Piani Urbanistici del Sottosuolo.
Il rinnovato interesse sulla banda larga del governo non ci coglie quindi impreparati ma occorre ancora definire il quadro generale di un nostro eventuale impegno, perché è sotto gli occhi di tutti che chi gestisce le reti idriche, energetiche e del gas del sottosuolo potrebbe avere un ruolo rilevante nella diffusione di massa della banda larga.



Nel rapporto con il cliente, quale significato assume il concetto di “trasparenza”?
**È fondamentale e lo sarà sempre più, soprattutto in un mercato che si liberalizza e che si rivolge ad un’utenza via via più consapevole ed esigente. Abbiamo sostenuto il progetto della bolletta trasparente dell’Autorità, condividendone le finalità e talvolta anticipandone i contenuti. La trasparenza e la responsabilità sociale sono nel dna stesso dell’impresa e possono diventare un plusvalore per le nostre imprese.
Non dimentichiamo che il nostro azionista di riferimento resta un ente locale, eletto dai cittadini; per questo è giusto che la nostra impresa sia più controllata e indirizzata al sociale di quanto non sia un’azienda privata. Dobbiamo però fare in modo che questo non si traduca in rallentamenti burocratici ma in un valore aggiunto, un bollino di qualità da spendere nella competizione sul mercato.



Quanto ha pesato la crisi sul fenomeno delle bollette non pagate?
** Enormemente, ma abbiamo saputo trovare delle soluzioni, non solo in sede di regolazione. Sui territori, attraverso accordi con i servizi sociali degli enti locali, abbiamo sostenuto la domanda, immaginato e realizzato soluzioni diverse, anche creative. Il problema tuttavia permane e non si avvierà a soluzione entro breve. Per questo pensiamo che le istituzioni debbano intervenire con maggiore impegno.
Una delle strade dovrebbe essere quella di favorire meccanismi di ammortizzazione nei casi di disagio sociale, ma al tempo stesso colpire più duramente e in modo capillare sia la morosità volontaria che l’abusivismo. Come accade sempre - tanto per il bonus energia, come per le pensioni di invalidità - esiste una fetta di truffatori senza scrupoli, in grado di sfruttare a proprio vantaggio leggi realizzate per garantire le fasce deboli. Costoro, come gli evasori, provocano un doppio danno: il mancato introito e un peso maggiore sulle persone oneste.



Green economy, a quando il decollo definitivo?
**La conversione green è già in atto, per il decollo definitivo dobbiamo cogliere tutte le occasioni possibili, come – ad esempio – utilizzare la scadenza delle procedure di infrazione nell’idrico e nel settore rifiuti per varare una strategia energetica nazionale condivisa, sostenibile e lineare.



La mappa delle utility presenta ancora un disequilibrio tra Nord e Sud. Quali strategie vuole mettere in essere per superarlo?
**Non è solo uno squilibrio di presenza delle imprese, è uno squilibrio di diritti per i cittadini. Basti pensare alla garanzia di accesso all’acqua o al trattamento corretto dei rifiuti per vedere come lo scompenso tra Settentrione e Meridione sia drammatico. Il disequilibrio affonda le sue radici in ragioni storiche, mentre noi dobbiamo guardare al futuro. Il Sud ha grandi potenzialità - in termini di risorse umane e naturali - e i servizi pubblici locali possono giocare un ruolo strategico nell’innescare processi di innovazione e di crescita economico-sociale.
Classi dirigenti, pubbliche amministrazioni e imprese possono e devono convergere verso il superamento di un gap che oggi pone anche limiti al pieno godimento dei diritti di cittadino. I servizi pubblici locali – secondo noi – hanno un ruolo di traino nell’infrastrutturazione del Meridione. Le zone del Mezzogiorno hanno infatti maggior facilità di accesso ai finanziamenti europei e alle leve economiche che il sistema europeo mette a disposizione.



A chi vorrebbe inviare un tweet (da queste colonne) e con quale messaggio?
**A Papa Francesco, per ringraziarlo della sua enciclica Laudato si’, in difesa dell’ambiente e dell’ecologia. Parole forti e significative, da una delle poche voci autorevoli del nostro tempo. Un richiamo al Cantico delle creature di San Francesco che ha posto l’attenzione di tutti sull’esigenza di utilizzare le risorse del Pianeta per la vita e non per lo sfruttamento e sul compito nostro di preservarle.

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