29 maggio 2015 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | Nella fascia di età compresa tra i 15 e i 19 anni occupa il primo posto nella graduatoria delle azioni concrete a tutela dell’ambiente. L’80 per cento dichiara di avere questa abitudine sempre o spesso, e in egual misura maschi e femmine.
Che ne pensano i giovani…? Prima del punto interrogativo, al posto dei puntini di sospensione, qualunque sia il tema oggetto delle loro considerazioni, è opportuno prestare la dovuta attenzione. Senza peccare in enfasi, ciò che pensano è importante per il loro futuro e anche per chi giovane non è. Ecco, quindi, una ricerca di AstraRicerche per Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) ricca di informazioni ricavate da un campione di intervistati compreso tra i 15 e i 19 anni.
Oggetto dell’indagine, il loro rapporto con l’ambiente. Un tema non da poco… e di grande importanza (detto senza enfasi…). La prima fotografia scattata mostra - ed è assai consolante - una generazione che ha a cuore il problema ed è consapevole dell’importanza dell’impegno personale a favore della tutela ambientale. I giovani sono preoccupati soprattutto pensando all’intero Pianeta (81%), meno per la situazione ambientale del proprio Paese e del territorio in cui vivono, anche se tra i ragazzi del Sud si registra un livello di preoccupazione locale maggiore rispetto alla media. Di particolare rilievo il fatto che i giovani cercano informazioni soprattutto in famiglia e tra gli amici. Queste due fonti totalizzano un 65 per cento ma paradossalmente vengono ritenute anche le meno attendibili e autorevoli. Eppure, il campione ha dichiarato di aver ricevuto un’educazione ambientale (86%) ma poco più della metà (il 54%) l’ha ricevuta in famiglia prima che a scuola, il cui ruolo cala col crescere del grado di studio.
Bene, i giovani hanno a cuore l’ambiente ma come si concretizza il concetto di sviluppo sostenibile? Al primo posto, la raccolta differenziata (33.8 per cento) - attività svolta sempre o spesso dall’80% di loro, e in egual misura da maschi e femmine - che distanzia una generica salvaguardia dell’ambiente (32,2%), lo sviluppo delle energie alternative (27,8%), la riduzione dello spreco di acqua, cibo, energia (21,3%).
Nel merito delle risposte sulla raccolta differenziata, spicca la definizione “è segno di civiltà “ (87,4%). Inoltre, si dichiara che “contribuisce a rendere l’Italia un Paese più moderno e avanzato e aiuta gli individui a sentirsi membri responsabili della comunità (rispettivamente 81 e 80,7%)”. Alquanto significativo il valore ecologico della raccolta differenziata perché questa accresce il rispetto dell’ambiente e la cultura ecologica degli italiani (90%), contribuisce a ridurre l’inquinamento (86%), evita la dispersione nell’ambiente di diversi materiali, a volte dannosi (85,4%) e molti sprechi (84%), aiuta a lasciare ai giovani un mondo più pulito (83,6%).
C’è anche qualche critica: è un peccato che la raccolta differenziata funzioni bene solo in certe zone d’Italia (lo dichiara il 77,3%), che i Comuni non siano ben organizzati ed efficienti (54,4%) e che ciascuno stabilisca regole diverse (48%). Insomma, stando a questa indagine e ai pareri emersi le prospettive potrebbero essere incoraggianti. Tutti hanno commesso peccati di gioventù ma sarebbe un peccato che gli adulti non facessero maturare le intenzioni degli adolescenti.
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