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DI TUTTO UN PO' 357 - Non ci vogliono far stare a bocca cucita Stampa E-mail

Ci teniamo sul vago ma la faccenda è molto concreta e avendo fame di notizie parlare di cibo è il nostro piatto forte. Tempo fa, infatti, avevo riportato una novità in merito al fatto che le edicole potessero vendere anche prodotti alimentari. L’idea era della Regione Lombardia ma, personalmente, non ho potuto constatare che di fronte al banco della carta stampata qualcuno abbia messo in azione le ganasce e ingollato qualcosa. Anzi, le edicole, nonostante le buone intenzioni del provvedimento, non solo a Milano, continuano a chiudere e molte, il pomeriggio, chiudono i battenti consentendo a chi le gestisce di svolgere, forse, un lavoro nel resto della giornata.

Adesso, c’è un’altra novità sempre ideata dalla Regione Lombardia che, forse contagiata dal clima EXPO, sembra avere molto a cuore il pianeta alimentazione. Dopo le edicole, tocca alle macellerie e alle pescherie. Di che cosa si tratta? Un disegno di legge prevede che in queste location si possa mangiare utilizzando spazi ed aree esterne ai negozi (sarebbe in arrivo un plateatico?). Ecco un dettaglio che si legge nella legge: “Gli esercizi commerciali di vicinato che esercitano in via prevalente l’attività di vendita al dettaglio di carne o pesce è consentito il consumo immediato dei prodotti di gastronomia presso i locali dell’esercizio, con l’utilizzo degli arredi aziendali e di stoviglie e posate a perdere, ma senza servizio ed assistenza di somministrazione”.

Va da sé che i pubblici esercizi (bar, locali e ristoranti), non vedono di buon occhio lo scenario, come sostiene la FIPE, un’associazione di categoria, alla quale sta già sullo stomaco la violazione delle regole sulla corretta concorrenza “nei confronti degli altri commercianti di alimenti che non possono utilizzare gli spazi antistanti; nei confronti degli artigiani che sono limitati nella vendita ai soli generi di propria produzione; nei confronti degli esercizi della ristorazione che propongono pietanze di carne e di pesce identiche a quelle fornite da detti esercizi dovendo rispettare regole molto più stringenti e che comportano costi altissimi”. “Trovo davvero paradossale - sostiene il numero uno di FIPE, Lino Stoppani - che da una parte si consideri importante e strategico il settore della ristorazione per la promozione turistica dei territori, per la valorizzazione dei prodotti della filiera agro-alimentare, per il ruolo sociale che svolge e dall’altra parte la si costringa a subire provvedimenti che indeboliscono e dequalificano l’offerta, alimentano concorrenza sleale e disorientano il consumatore. E tutto questo nel bel mezzo di EXPO”.

Insomma, almeno metaforicamente, stanno volando i piatti e vedremo come andrà a finire. Tuttavia, resta avvolto nel mistero il menu di macellerie e pescherie da convertire allo spuntino dell’aperitivo o all’happy hour. Non so, ma potrò gustare una fumante fiorentina, un cicciolo, una fetta di lingua con salsina verde, un’insalata di nervetti con aglio, uno spiedino ai frutti di mare, un po’ di salmone al taglio, magari un branzinello al sale?

Oddio, potrebbe essere in arrivo qualcos’altro da ingoiare. Di questo passo, ma mettiamo che sia solo uno scherzo e non un incubo, potrò acquistare un occhiale e mangiare due uova all’occhio di bue con una spolverata di tartufo, se il negozio è di lusso o d’altro formaggio se lo è meno. Provare un paio di calzoni, stretti di cavallo, e mangiare una bistecca di cavallo. Entrare in un negozio di caccia e pesca e farmi una fagianella o una pescatrice, senza correre il rischio di fare la figura del tonno, richiedendole à la carte.

Ma non è finita. In questo mondo già abbastanza capovolto, si potrebbe assistere ad un altro fenomeno che sa tanto - a suo modo - di globalizzazione (parola che ormai condisce ogni discorso). Ovvero, le macellerie che vendono i profumi (quelli sapidi per cuocere i cibi) potrebbero vendere deodoranti e dopobarba mentre le profumerie che vendono profumi - anche speziati (toh, alla fragranza di muschio o pepe) - potrebbero vendere alloro, timo, coriandolo e fiori di garofano (confezionati o non, non fa differenza). Chi va a toelettare il suo siamese potrà comperare del pesce gatto assieme al pollo Thai-Siam. E poi un salto in banca per gustare con interesse… un esotica grigliata a base di anatocismo e se ci si orienta sul prodotto eurozona ecco un bonos spagnolo che non fa a pugni con gli stufati (d)allo spread o, in alternativa, per chi predilige le sigle, una grattugiata di btp con un bot di spumante brut.

Dopo tanto mangiare, vedo vie, quartieri e città tutti alle prese con piatti, posate e bocche in continuo movimento. Manco fossero all’Expo. Manca solo il digestivo Pantagruele.

Giuliano Agnolini
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