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Cicognani: “Smart energy? Quand’è pulita, economica, sicura” Stampa E-mail
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di Davide Canevari

Luca Cicognani


Giusto un anno e mezzo fa Nuova Energia condusse un “mini-sondaggio” coinvolgendo un campione di un centinaio di persone, chiedendo loro di tradurre in italiano il termine smart. Le risposte diverse furono ben cinquantacinque (vedi numero 6|2013), a conferma di quanto il concetto smart sia ancora oggi aperto alle più svariate interpretazioni e ai più diversi adattamenti. Un bene o un male?
Luca Cicognani (Head of Renewable Automation & Advanced Application Unit per la Business Unit Power Generation all’interno della Divisione Power Systems di ABB Italia), non sembra avere dubbi tra queste due opzioni. “In linea di principio penso sia un bene. La diversità di opinioni, idee, impostazioni, è sicuramente un vantaggio quando si è in fase creativa, quando si deve innovare e proporre nuove soluzioni. Ad un certo punto, però, poi si deve concretizzare e finalizzare. Allora è necessario passare al setaccio le varie idee e concludere”.



Ottimo, e in che fase siamo in questo momento?
**Forse a metà del guado, quindi ben vengano le idee... ma cominciamo anche a selezionare e a concretizzare.



E la sua cinquantaseiesima definizione quale potrebbe essere?
**La mia personale opinione di smart energy? Una modalità di produzione e gestione di energia che sia veramente al servizio della comunità, coniugando la necessità di avere energia pulita con veri vantaggi anche economici e sicurezza della fornitura. In tre parole: pulita, economica e sicura.



La crescita, spesso al di sopra delle aspettative, delle fonti rinnovabili pone una sfida di non facile soluzione: l’integrazione nei sistemi elettrici esistenti (il più delle volte, consolidatisi nei decenni precedenti). Secondo lei è questa la sfida smart attualmente più importante e urgente?
**Sicuramente sì. Possiamo dire che al momento abbiamo percorso solo una parte del cammino che ci porta verso una gestione smart dell’energia. In questa fase non possiamo certo parlare di una mancanza assoluta di energie rinnovabili; forse vale l’opposto. Ci sono, piuttosto, problemi di dispacciamento, di ricezione dell’offerta quando la domanda si abbassa. Questo scenario lo ritroviamo anche in altri Paesi europei o, al contrario, su scale geografiche locali molto minori, addirittura in ambito cittadino.[...]

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