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Come va il nucleare nel mondo 4 anni dopo Fukushima Stampa E-mail

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di Alessandro Clerici| presidente onorario WEC Italia


In questa nota si forniscono i numeri sull’attuale situazione del nucleare nel mondo a 4 anni dall’evento di Fukushima, e sui programmi previsti nei principali Paesi. In Tabella sono riportati i dati aggiornati a inizio marzo 2011, subito prima dello tsunami, dei reattori in esercizio in 30 Paesi e di quelli in costruzione. All’epoca l’Europa risultava essere il continente con il maggior numero di unità operative e con la maggiore potenza in funzione (45 per cento). Di contro, l’Asia era leader (66 per cento di quota) in termini di reattori in costruzione.
La sola Cina aveva il 42 per cento delle unità in costruzione, la Russia il 17 per cento.
A quella data, l’effetto Chernobyl (1986) non era più al top dell’opinione pubblica, che risultava invece concentrata sul problema delle scorie, sul costo del nucleare, sull’effetto NIMBY. Un rinascimento nucleare era quindi in atto, spinto dalla volatilità e dalla crescita dei prezzi dei combustibili fossili, dalle preoccupazioni per la CO2, dalla sicurezza degli approvvigionamenti. Ben 158 reattori erano pianificati e 323 proposti in 47 Paesi.



Immediatamente dopo l’incidente, con l’esclusione di Germania e Giappone, l’utilizzo di centrali nucleari in funzione non è stato contestato in maniera diretta nella quasi totalità dei Paesi. Le centrali già in costruzione non sono state annullate, ma spesso sottoposte a verifiche e ritardi; nuove realizzazioni sono state precluse in Germania, Svizzera, Italia e Venezuela. La stessa Svizzera ha rinunciato anche all’estensione della vita prevista per le 5 centrali esistenti; le ultime 2 usciranno dall’esercizio nel 2024 e 2034.
A parte il Giappone, il più significativo impatto è stato registrato in Germania, nazione che nel 2010 aveva prodotto il 27,6 per cento dell’energia elettrica immessa in rete da fonte nucleare e deciso l’estensione della vita dei reattori in funzione, seppure con una richiesta di contributo pari a 2,5 miliardi di euro l’anno per lo sviluppo delle rinnovabili. [...]

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