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DI TUTTO UN PO' 354 - Questi tagliandi non hanno il taglio giusto Stampa E-mail

Ogni anno devo rendere conto dell’efficienza della mia caldaia. Lo faccio volentieri, anche se mi costa un po’ di euro. La sicurezza dell’impianto merita questo esborso e penso che tenendola sempre a punto inquini meno e consumi almeno il giusto.

Da qualche anno effettua la manutenzione un baldo giovane (detto senza ironia) con il quale ho quasi familiarizzato (verbo un po’ impegnativo considerando che ci vediamo una volta l’anno, ma c’è anche chi pur vedendosi tutti i giorni non fa famiglia). Incontrandolo, è l’occasione buona per scambiare due parole. A domanda, mi conferma che sono diminuite le uscite - e conseguentemente i clienti - poiché essendoci crisi si risparmia su tutto. Annuisce pure quando gli ricordo che in Italia si stima in tre milioni il numero delle auto non assicurate, forse per lo stesso motivo. Aggiunge, poi, che si è messo in proprio, e questa è già una notizia. Lui è ancora di qualche anno sotto i trenta e la scelta fatta comporta per lui qualche apprensione. Non c’è motivo, visti i tempi, per non credergli.

Daniele sbriga questa formalità confidenziale e passa alla caldaia. Noto, rispetto alla dotazione dell’anno scorso, quand’era dipendente, che la borsa degli attrezzi è raddoppiata… nel senso che ne vedo due, di diversa dimensione (sul contenuto di una tornerò dopo). Quella più grande colpisce per la capienza e l’ordine che regna sovrano al suo interno. Sembra un reggimento prussiano in parata. I cacciavite e le pinze sono talmente puliti che potresti usarli come posate. Inizia lo smontaggio della caldaia e dei suoi pezzi che vengono passati in rassegna e spazzolati meticolosamente. Sulle parti, alterna modi (energici) da strigliata equina con altri (delicati) da ritocco con cipria.

Mostra una punta di (malcelato) orgoglio, quando, poi, sfodera tutta una serie di strumenti per i vari controlli. Ne fa uno anche non contemplato dal protocollo quasi volesse dirmi che il lavoro lo fa bene. Anzi, gli rompo un po’ le scatole coinvolgendolo in alcuni problemini domestici dovuti alla pressione dell’acqua e alla formazione di umidità. E non si tira indietro.

A questo punto, la parte tecnica è conclusa. Incomincia quella burocratico-amministrativa. E qui entra in scena la seconda borsa. Si capisce subito che cosa contiene. A seguire, tutto un compilar di fogli, libretti, botte di timbri, sigle, richieste di documentazioni un tempo non previste. Mi viene spiegato che si tratta di nuove normative. Perdo di vista Daniele. Ad intervalli mi sincero che sia ancora vivo e lo vedo disorientato in mezzo a tanta carta. Il tavolo di casa mia, leggermente ingombro non basta più. Forse si sta innervosendo e non a caso fuma due sigarette (elettroniche), ovviamente chiedendo di poterlo fare. Nel frattempo faccio dell’altro. Compaiono il dossier e la fattura. Per farla breve, la parte burocratica è stata lunga quanto l’altra. Non so se sia un bene o un male.

PS: Non capisco perché bastano sei mesi per divorziare e non basta una mezzora per tagliandare una caldaietta.

Giuliano Agnolini
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