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DI TUTTO UN PO' 351 - Come farsi i muscoli quando in città c’è aria di primavera Stampa E-mail

D’un tratto, con l’arrivo della primavera, il quartiere si rianima. Ti vien di pensare alla Mimì pucciniana quando canta “il primo bacio dell’aprile è mio… il primo sole è mio”. Nei giardini l’affollamento di bimbi e genitori raggiunge - per conquistare i pochi giochi a disposizione (scivoli, altalene e animaletti dondolanti) intensità da traffico milanese.

Durante l’inverno, nella città dell’Expo, le “domeniche a piedi” sono state poche. Si dice (ufficialmente) che l’inquinamento dell’aria sia diminuito ma non ce ne siamo accorti. Questo è il mistero delle percentuali. Il loro “numero” andrebbe rapportato alla scala di riferimento. Infatti, se l’inquinamento staziona sul “100” anche un bel 3 per cento in meno non fa resuscitare trachee e alveoli. Come se, avendo sempre 42 di febbre ci si consolasse con un 39,8.

Per capirci meglio, un altro esempio: con gioia si annuncia un minitot di nuovi occupati ma resta un’enormità di vecchi disoccupati. Ci si può consolare, non tutti (ma c’è tempo), con 80 euro. Meglio che niente. Della serie, meglio aver preso due pugni piuttosto che tre, meglio essersi fratturati una gamba piuttosto che entrambe, meglio - alla fine - essere ricchi piuttosto che poveri e, quindi - con questa logica - anche il viceversa in base ai propri punti vista esistenziali. Questa forma di relativismo (solitamente pensata e praticata sugli altri da soggetti alquanto assolutistici poiché assai egocentrici) potrebbe essere applicata al contesto del giardino sopracitato. Infatti, è meglio stare in casa evitando di respirare aria cattiva o - fatta la media - un po’ di movimento compensa salutisticamente l’attacco alle vie respiratorie? Non lo so.

L’altro ieri, a fianco del qui ormai famoso giardino ho visto tre soggetti adulti fare ridda intorno ad un monumento al centro di un rondò a poca distanza dalla Madonnina. Passeggiavo su un lato della piazza (più piccola della piazza del Duomo) e vedendoli continuamente comparire temevo che le mie capacità percettive si stessero, in quel momento, deteriorando. Incuriosito, mi sono goduto lo spettacolo mentre nell’ora di punta serale il traffico si mostrava in tutta la sua aggressività. Il trio indossava tenute da jogging, (legging a mezza gamba), di rigore (nonostante sudassero) calzature adatte all’intenso sforzo atletico. Infatti, era in corso una seduta di training con un trainer che guidava gli altri due ordinando flessioni, stretching, scatti e pause.

La faccenda si faceva via via - davanti agli occhi e alle mie gambe reduci da discreti e giovanili performance sportive di cui ho nostalgia - sempre più interessanti notando che gli allievi portavano in spalla zaini e borsoni zavorrati di non so che, onde aumentare il carico muscolare. La scena mi ricordava una scena del settimo canto dell’Inferno dantesco ma non conoscendo i peccati commessi dal trio ho ripiegato su Rocky (1 o 2, eccetera non importa) quando si allena a Philadelphia. I nostri due ci mettevano tanto impegno ma avevano ancora molta strada (in circolo) da fare - non so quanta ne avevano già percorsa quella sera - per ottenere un’eccellente forma fisica. Tuttavia, se sono ancora in giro, credo che quella psichica non sia ottimale, fiaccata da qualche vertigine. Non so, anche, in quali condizioni siano dopo tanti sforzi e a quanto ammonti il quantitativo di polveri sottili ingerite e, quindi sottratte alla pollution urbana. In merito, e non a caso, il trio potrebbe aver scelto questa piazza-palestra a cielo aperto. Si chiama Risorgimento e vi campeggia una statua di San Francesco.

Giuliano Agnolini
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