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Idroelettrico in attesa della Corte europea Stampa E-mail
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di Giovanni Battista Conte | avvocato in Roma



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Davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione europea pende un giudizio relativo ai lavori da eseguirsi sul fiume Weser, in Germania, che potrebbe avere una importante ricaduta sui futuri impianti idroelettrici italiani. L’alveo del suo corso, infatti, dovrebbe essere soggetto ad uno scavo per consentire la navigazione di navi più grandi, permettendo così lo sviluppo di una zona che vive sui traffici commerciali. L’intervento chiaramente avrebbe un effetto negativo sul fiume e di qui è sorta la questione.
Sebbene possa apparire di scarso interesse, il problema potrebbe avere un effetto diretto sui progetti idroelettrici in Italia, dove gli operatori sanno quanto sia sempre più difficile trovare dei tratti di corsi d’acqua sui quali realizzare nuovi impianti; molto spesso una delle cause ostative poste dalle amministrazioni è riconducibile al rispetto dei piani di tutela delle acque. Questi ultimi rappresentano una pianificazione introdotta in Italia dal d. lgs. 152/1999 (oggi confluito nel d. lgs 152/06) che costituisce il recepimento - o meglio ha anticipato il contenuto - di una parte della direttiva acque (2000/60/CE) e che in particolare impone la determinazione dello stato di qualità dei diversi corpi idrici e gli obiettivi da raggiungere.



L’articolo 4 della direttiva acque stabilisce che i Paesi membri devono prevedere misure che impediscano il deterioramento dello stato dei corpi idrici, salvo alcune eccezioni relative ai corpi idrici sotterranei e a quelli in stato di qualità elevata. La Germania sostiene che questa disposizione abbia carattere meramente programmatico e non immediatamente cogente perché, a suo dire, l’amministrazione deve disporre della discrezionalità necessaria ad accettare, ove ricorrano particolari condizioni, un deterioramento dello stato di qualità delle acque, magari imponendo misure compensative o comunque effettuando una contemperazione degli interessi pubblici coinvolti.
Per chiarire, l’amministrazione dovrebbe avere la possibilità di concedere una derivazione da un fiume per produrre energia da fonte rinnovabile ove ciò diminuisca sensibilmente l’immissione di CO2; magari a fronte di interventi di riqualificazione fluviale (rinaturalizzazione delle sponde, ricostituzione della continuità biologica con l’introduzione di scale di rimonta pesci, ...). [...]

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