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L’approccio costi-benefici a supporto della CSR Stampa E-mail

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di Andrea Molocchi e Donatello Aspromonte | ECBA Project


È una constatazione sempre più diffusa di quanto la reputazione di una utility sotto il profilo ambientale e sociale possa influenzare - attraverso i mercati commerciali e finanziari in cui essa opera - il valore patrimoniale e reddituale dell’impresa stessa. L’inasprimento del contenzioso legale per ragioni ambientali o di quello nei rapporti di lavoro, così come fenomeni di dissenso sociale su un sito produttivo che siano fatti propri da rappresentanze politiche e istituzionali (assessori, sindaci, eccetera), possono provocare - se non adeguatamente gestiti e prevenuti - pesanti conseguenze produttive ed economico-finanziarie. Il recente caso della centrale termoelettrica di Vado Ligure ne è un esempio. E molti altri se ne potrebbero fare; o sono lì, latenti, sul punto di degenerare.



Anche se in alcuni casi, più estremi, il dissenso su un determinato impianto può radicalizzarsi fino a spingersi contro le stesse istituzioni preposte alla tutela ambientale (come quando la popolazione perde fiducia nell’adeguatezza dei limiti alle emissioni inquinanti previsti dalla normativa ambientale), nella maggior parte dei casi la società che gestisce l’impianto può fare molto per prevenire il dissenso e la sua radicalizzazione nel territorio.
A titolo di esempio, si ritiene che l’impresa possa gestire efficacemente - con un mix di interventi e azioni di comunicazione - perlomeno le seguenti problematiche di percezione sociale:

diffidenza sulla qualità della gestione operativa dell’impianto;
percezione più o meno diffusa di imprecisati impatti per la salute;
percezione sociale poco equilibrata sulle reali fonti di impatto sul territorio (“dimenticanza” di altre fonti di emissione presenti sul territorio);
diffidenza della popolazione esposta verso un approccio alla comunicazione ambientale troppo dettagliato o poco orientato alla tutela (informazione cherry peaking/assenza di sintesi temporale, orientamento a comunicare solo sugli inquinanti normati);
scarsa consapevolezza della popolazione dei benefici sociali apportati dalla società a livello locale (benefici ambientali associati a misure di recupero energetico, ricadute sociali dell’occupazione, attività educative sul territorio);
carenza di informazioni sui piani di ricerca e/o di investimento della società per ridurre ulteriormente gli effetti ambientali previsti a seguito degli interventi di mitigazione già in essere;
ineguale distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici dell’impianto, percepita come fattore di ingiustizia spaziale;
inadeguatezza delle compensazioni offerte alle comunità locali. [...]

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