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L’italia con gli “occhi” della geoenergia Stampa E-mail

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di Davide Urso


Definiamo la geoenergia come “l’insieme di conoscenze prese in prestito da discipline direttamente e indirettamente legate al fattore energetico e reinterpretate in una struttura geopolitica multidimensionale, interconnessa e multi-variabile”.
Pertanto, la geoenergia considera non solo l’ambiente fisico e gli interessi ad esso connesso, ma anche le persone e le istituzioni che vivono e governano il territorio, gli interessi e i rischi connessi alle rotte e ai flussi, e l’evoluzione della conoscenza e della tecnologia. L’obiettivo della geoenergia è cercare di comprimere il margine “slabbrato” della geopolitica energetica, che in questi anni ha cercato con scarso successo e con una miriade ondivaga di modelli, per lo più inesatti e con effetti sistemici esiziali, di esplorare e modellare le interazioni tra energia, sicurezza e politica internazionale con l’obiettivo di gestire la conoscenza su come la domanda e l’offerta di energia influenzino la politica internazionale e le scelte domestiche e viceversa.



L’Italia ha elaborato la propria Strategia Energetica Na-zionale (SEN) più di due anni fa, dopo due decenni di vuoto. Gli obiettivi sono: rafforzare la sicurezza energetica, aumentare la competitività del mercato e degli attori, accrescere la diversificazione delle fonti e delle rotte, cercare di modificare i comportamenti dei produttori e dei consumatori in modo efficiente, abbassare l’intensità energetica e aumentare il rapporto tra reddito e consumo pro-capite. Il tutto in modo economicamente e ambientalmente sostenibile.
Per il momento, si tratta di un’eterogenesi slegata di fini e di obiettivi velleitari che scontano l’assenza di una strategia vera e propria e di una geoenergia in grado di analizzare l’architettura energetica nel rispetto delle peculiarità nazionali e transnazionali, d’inquadrare la diversificazione delle fonti e delle rotte nel miglioramento della resilienza (sicurezza + stabilità) del sistema energetico e nelle modalità di sviluppo geo-competitivo, di ridurre i settori in cui promuovere investimenti in tecnologie migliorative e innovative in linea con gli andamenti economico-finanziari e le necessità ambientali.



In assenza di strategia e geoenergia, chi ha scelto per noi ha equiparato il male minore al bene comune in un sistema complesso. Si è scelto per esclusione, visto che il nucleare era stato ripudiato, il grande idroelettrico era saturo e il carbone e il petrolio andavano abbandonati, senza agire sulla minimizzazione delle incertezze e sulla massimizzazione geografica e reputazionale. Il sistema energetico italiano - in particolare quello elettrico - ha profonde contraddizioni e difetti strutturali che nel tempo ne hanno minato le fondamenta industriali e competitive ed è vulnerabile alle modifiche dei contesti di riferimento, oltre a una governance vetusta e una regolamentazione farraginosa e mutevole ad intervalli talmente corti da impedire corsie adeguate per i flussi di investimenti, per capacità di generare il necessario dialogo tra politica-industria-ricerca e per creazione di una “catena del valore”. Più concretamente, [...].

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