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PAUSA-ENERGIA
 
La fuel poverty, costo dell’energia e disagio sociale Stampa E-mail
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di Serena Rugiero* e Giuseppe Travaglini**

*coordinatrice dell’Osservatorio Energia e Innovazione dell’Associazione Bruno Trentin - ABT
** docente di Economia politica all’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”


             
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In the advanced economies is in act a worsening of the traditional forms of poverty and the development of new forms of poverty. Among these the fuel poverty - the difficulty of households to keep adequately warm and to pay electric and gas bills at reasonable cost - is one of the most important and difficult to monitor from national agencies. In Italy, the main policy instrument to contrast fuel poverty is the Bonus energia e gas granted from government to families in economic distress.
The associatione Bruno Trentin has recently edited a report on fuel poverty in Italy. In that work it proposes some measures to contrast this phenomenon in order to help families that are currently in fuel poverty. The financial strengthening of bonus, the simplification of the bureaucratic process, the reinforcement of information campaigns, the revision of the isee income and the enlargement of the audience of potential households, are the main instruments identified to fuel poverty.
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Nella prolungata fase di recessione economica che l’Italia attraversa da oltre un decennio tendono ad allargarsi le disuguaglianze del reddito e della ricchezza che da sempre caratterizzano il nostro tessuto economico e sociale. Si affermano inoltre inedite forme di povertà. Le statistiche ufficiali testimoniano la caduta del PIL procapite, della produttività e dell’occupazione. Ed è questo quadro che fa da sfondo al preoccupante aggravarsi del fenomeno della povertà e del disagio sociale.



Oggi, quasi due milioni di famiglie italiane, per un totale di circa cinque milioni di persone, risultano essere in condizioni di povertà assoluta, e tre milioni e mezzo di famiglie, pari a quasi dieci milioni di individui, in povertà relativa. Secondo l’ISTAT il 29,2 per cento della popolazione (con un incremento percentuale rispetto al passato senza precedenti) è oramai a rischio di povertà ed esclusione sociale. Per queste famiglie è difficile potersi assicurare un pasto adeguato ogni due giorni, riscaldare in maniera adeguata l’abitazione e pagare le bollette di energia e gas.



Con il perdurare della crisi economica si assiste, da una parte, al riacutizzarsi delle vecchie povertà, con un riflusso verso lo stato di povertà tradizionale dei ceti sociali che ne erano fuoriusciti nei decenni precedenti e di individui - attivi nel mercato del lavoro e qualificati - che in passato non versavano in questa condizione (nuovi poveri tradizionali).
Dall’altro, si registra una trasformazione della natura stessa della povertà con l’affermarsi di nuove forme di disagio economico e sociale tipiche delle economie avanzate, che rendono il fenomeno della povertà sempre più difficile da analizzare e da contrastare con le tradizionali politiche di intervento.



Tra queste inedite forme di povertà sta diventando sempre più rilevante la cosiddetta fuel poverty, ossia la povertà energetica causata dalla difficoltà per i singoli individui e per le famiglie di accedere alle fonti di energia per usufruire dei servizi essenziali come il riscaldamento adeguato del proprio appartamento, la possibilità di cucinare i cibi e il funzionamento ordinario degli elettrodomestici di base. Riguardando principalmente le spese associate all’abitazione, la fuel poverty riflette maggiormente la condizione di povertà in termini di qualità della vita e di spese che incidono sul disagio economico.
In linea con la definizione adottata dal Regno Unito, Paese che già da anni è impegnato nella misurazione del fenomeno della fuel poverty e nell’individuazione degli opportuni strumenti di contrasto, si possono considerare nello stato di povertà energetica tutte quelle famiglie che spendono più del 10 per cento del proprio reddito per poter consumare energia.[...].

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