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DI TUTTO UN PO' 345 - Quant’è arduo mettersi d’accordo Stampa E-mail

Giorni fa è stato dato alle stampe un volumetto adelphiano intitolato “Aforismi per Marie-Louise”. L’autore è Elias Canetti - Nobel per la Letteratura come Thomas Mann, T.S. Eliot, Pirandello e Dario Fo - che dedicò i suoi aforismi a tale Marie-Louise (appunto) von Motesiczky, una pittrice con la quale intrattenne una relazione alquanto affettuosa. Ebbene, che cosa c’entri tale notizia con questa rubrica non deve (inizialmente) sorprendere. Le vie della conoscenza sono infinite e misteriose. E così rendo noto che non ho ancora risolto un quesito che affanna continuamente il pensiero umano. Ovvero, se l’arte si ispiri alla realtà o, pressappoco, viceversa, nel senso che l’arte dia forma alla realtà.

Dalle mie parti sono assai diffuse le pratiche bucoliche e georgiche. Eppure le popolazioni indigene non hanno ancora espresso menti in grado di risolvere il dilemma “è nato prima l’uovo o la gallina?” e si conserva un certo scetticismo esistenziale che negli esiti migliori si riassume nel pragmatico “meglio un uovo oggi che una gallina domani”. Cogitazione ruspante che nella variante bersaniana assurse agli onori della cronaca e della parodia crozziana con “meglio un passerotto in mano che un tacchino sul tetto”.

Sullo sfondo di queste riflessioni, resta il fatto che la realtà si mostra in modo ambiguo. Anzi, da quando il pensiero è debole, i punti di vista sono almeno più di due e in sostanza, alla fine, nessuno (con la enne minuscola per non fare un torto a Ulisse). La prova, forse, sta in due recensioni al Canetti aforistico. Ovviamente, la critica è sempre soggettiva (lo era meno ai tempi di Zdanov). Ecco un esempio con citazioni testuali comparse su quotidiani nazionali. La prima: “I testi non sono tutti d’eccelsa qualità. Ma sono il primo cimento di un genere (la prosa breve) che fu poi centrale nel pensare canettiano. E contano come delicato documento biografico. Perché - come spiega Jeremy Adler nell’estesa postfazione (un meraviglioso affresco della Grande Vienna che vale l’acquisto del libriccino) - la fascinosa pittrice ebrea formò con la paziente moglie Veza (…)”.

L’altra: “I veri scrittori di aforismi sono pochissimi, tra questi c’è Elias Canetti (…). Solo 25 paginette indimenticabili, a cui si aggiunge una postfazione tre volte più lunga, pedissequa e in gran parte inutile”.

Fidandomi del parere dei due commentatori casco bene, perché sicuramente la somma di una delle parti da loro valutate (magari a scelta mia) giustificheranno sia l’acquisto sia il non acquisto del volume a questo punto diventato un vero capolavoro o una mezza boiata. Finito di leggerlo, o senza averlo letto, sono sempre più convinto che in Italia è difficile mettersi d’accordo. A parte l’arte, figuriamoci sull’energia.

Giuliano Agnolini
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