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DI TUTTO UN PO' 344 - Nel paniere ci sta qualche ricordo Stampa E-mail

Io voglio tanto bene all’Istat ma al nostro statistico Istituto non posso perdonare una cosa. Ogni anno, quando aggiorna il paniere, mi fa sentire più vecchio. La colpa, ovviamente, in questo caso, è mia (l’età non è oggetto soggetto a statistica ma oggettiva realtà) e lui fa il suo mestiere. Come in passato, puntualmente il mio ricordo regredisce all’adolescenza quando l’elenco dei prodotti utilizzato per il calcolo della patria inflazione annoverava il chinino di Stato. Allora ci doveva essere qualche residuo di malaria nonostante il boom economico (credo di averlo già raccontato tempo fa in questa rubrica). Il farmaco si vendeva, essendo monopolio di Stato, nelle tabaccherie assieme con sali e valori bollati.

Con un certo struggimento ricordo che la parola “chinino” mi scattava sempre mentre acquistavo nello stesso esercizio - fungeva anche da cartoleria - i fogli per i compiti in classe (2 per 10 lire) o i quaderni. Questo riflesso quasi pavloviano non era innescato dall’avvenenza fellinian-amarcordiana della tabaccaia, ma dalla nauseabonda esalazione di bolliti (carne e verdure) proveniente dalla sua cucina. L’aerosol mattutino credo abbia influenzato il risultato di alcune prove scritte, sulle quali si poteva constatare la mia firma oltre a quella apocrifa recante le impronte digitali, un po’ unticce, della signora o della sorella.

Ergo, archiviato il chinino, il paniere si è adeguato alla cangiante realtà del Paese e ai suoi consumi. In questi giorni, molti ne hanno parlato e per non ripetere il già letto/sentito, integro il tutto con alcune noterelle, dopo essermi letto il documento originale diffuso dall’Istat. Vorrei tranquillizzare il lettori, anticipando che non verranno presi in considerazione i 1.441 prodotti presi in considerazione dalla ricerca. Ci occorrerebbe tanto spazio quanto quello occupato dal resoconto di una seduta parlamentare, a meno di non essere laconici (per ora) come chi si è appena insediato al Colle.

Cito testualmente dal testo dell’Istat, corsivo compreso: “È stata inserita la nuova posizione rappresentativa Pizza - prodotto di panetteria nell’ambito della nuova sottoclasse Pizza e quiche, all’interno della divisione di spesa Prodotti alimentari e bevande analcoliche”. Devo dire che la parola quiche mi ha lasciato l’amaro in bocca (non la conoscevo, come altri italiani) nonostante sia una torta salata. Lo zuccherino informativo mi è stato gentilmente fornito da Internet.

Ha fatto il suo ingresso anche il caffè al ginseng. Un’accoppiata che potrebbe sottendere, tra gli italiani, la necessità di conseguire un tono psicofisico finalizzato al superamento dell’attuale congiuntura o di qualche stress da intimità di coppia. Resta il dubbio che la “correzione ginseng” (a Napoli e Bergamo che dicono?) sia così diffusa causa la forte presenza in Italia di famiglie provenienti dal Paese dove la taumaturgica radice ha profonde radici (Cina). Purtroppo, la tazzina così combinata mi ricorda una vecchia fidanzata che tanto l’amava e che ora ama, forse, solo quella.

Ho dato pure un’occhiata alla sezione “Servizi ospedalieri” - ora arricchita - e che fino ad oggi prevedeva un solo prodotto (cito testualmente): “Taglio cesareo ed estrazione del feto”. Quasi che questo fosse un numero del lotto, un dente o una radice (quadrata o al cubo).

Giuliano Agnolini
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