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IL GIORNALIERO - Italia senza vento Stampa E-mail

28 gennaio 2015 - ITALIA SENZA VENTO



Ieri, in questo spazio, si dava notizia dell’ennesimo exploit della Cina.
Nel 2014 il “Dragone” ha installato 20,7 nuovi GW eolici (più 40 per cento)
totalizzando una capacità di 96 GW. La top five vede dopo la Cina, Stati Uniti,
Germania, Brasile e India. E L’Italia? Ovviamente, gli ordini di grandezza sono
diversi, ma il nostro Paese si segnala per i nuovi 107 MW e soprattutto per
un calo del 76 per cento rispetto all’anno precedente. Di fronte a questi dati,
non suona strano l’appello di ANEV (Associazione nazionale energia del vento)
che chiede un “intervento tempestivo del Governo per salvare il settore”.
Un settore che ha visto passare gli occupati dai circa 37.000 nel 2012
ai 34.000 nel 2013, e ai 30.000 del 2014.
Un “declino ingiustificabile” se si pensa - aggiunge la nota dell’ANEV
“ad un comparto che al 2020 ha un potenziale di oltre 67.000 occupati e che ha
tutti i margini per crescere ancora e apportare benefici al nostro Paese,
soprattutto nelle regioni meridionali dove c’è più carenza di lavoro”.
“Un calo così sostenuto - osserva l’associazione - è dovuto ad interventi normativi penalizzanti per le aziende. Il tracollo dell’installato è infatti iniziato nel 2012.
Una situazione che si riscontra solo in Italia”.
Senza entrare troppo nel dettaglio, le aziende dell’eolico attendevano
per la fine del 2014 l’emanazione dei correttivi per le aste da parte del ministero
dello Sviluppo economico, ma il decreto per la definizione dei contingenti
2016-2020 non è stato ancora emanato. “Siamo già al primo mese
di ritardo - conclude ANEV - e tale atteggiamento da parte delle istituzioni
non è più tollerabile”. Si rischia la rottamazione.

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