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Biomasse e territorio, un Made in Italy che fa scuola Stampa E-mail
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RIFLESSIONI E MESSAGGI A MARGINE DELLA MANIFESTAZIONE EIMA ENERGY DI BOLOGNA


di Davide Canevari



È quantomeno insolito iniziare il racconto di un convegno internazionale sull’energia... partendo dalla pavimentazione della sala conferenze. Si fosse trattato di un esclusivo soffitto affrescato nel Cinquecento, passi. Ma il pavimento?!? E invece, in questo caso occorre proprio fare una eccezione e partire da lì. Lo scorso 12 novembre si è svolto a Bologna, all’interno della manifestazione Eima Energy, il workshop dal titolo Biomasse e territorio: esperienze Made in Italy per i nuovi mercati internazionali. Per l’occasione è stato allestito uno spazio-conferenze interamente ricoperto con un tappeto di erba vera. Un bel prato verde alto una spanna con un delizioso profumo di bosco in sottofondo.
Qualcosa in più di una semplice nota di colore (verde): la scelta di comunicare, già dalla location, uno spirito innovativo; l’ambizione di affrontare il tema biomasse in modo diverso dal solito; un senso di ospitalità non comune nel panorama sempre più fitto di eventi dedicati al comparto energy.



Organizzato e promosso da FederUnacoma e da Itabia, l’incontro ha preso spunto dalla recente approvazione da parte del MIPAF del Piano di settore per le biomasse e ha sottolineato la crescita del peso specifico delle bioenergie all’interno del sistema energetico nazionale.
E non è solo una questione di kWh o di Mtep. Il corretto impiego delle biomasse è un tema che va al di là del sistema energetico nazionale in quanto genera positive ricadute potenziali sul comparto agricolo, in ambito territoriale, sul settore della ricerca (occorre agevolare l’indispensabile affermazione delle biomasse di II e III generazione) e sul sistema industriale italiano in senso lato.



Perché la biomassa - può sembrare banale, ma è un concetto che spesso sfugge - ha una sua specificità. È l’unica tra le fonti rinnovabili che va coltivata, prodotta, raccolta, trasformata, trasportata, anno dopo anno. Poiché la materia prima non dipende (solo) da condizioni fisiche esterne - il sole, il vento, la portata di un corso d’acqua, le maree, il calore della terra - lo sviluppo della filiera chiama in causa adeguati investimenti nella meccanizzazione agricola, uno dei pochi settori produttivi nei quali il Made in Italy se la gioca alla pari con i maggiori competitor mondiali. [...]

©nuovaenergia

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